Onorato: Insolvenza? “Nei nostri confronti solo calunnie”

Moby Aki

LIVORNO – Rischio insolvenza. L’armatore Vincenzo Onorato in questi giorni è nel mirino di alcuni fondi di investimento che nel 2016 hanno investito 300 milioni di euro nel bond emesso dal gruppo armatoriale per finanziare l’acquisto della compagnia statale Tirrenia. Un bond con scadenza nel 2023 e quotato in Lussemburgo. Ma Onorato non ci sta e attraverso i suoi legali ha presentato una denuncia per “i gravi fatti calunniosi contenuti nel ricorso di alcuni fondi con sedi in paradisi fiscali”.

La vicenda inizia pochi giorni fa quando questi fondi di investimento stranieri presentano al tribunale di Milano una richiesta di accesso alle procedure concorsuali a carico del gruppo con sede a Portoferraio proprietario delle compagnie di navigazione Toremar e Moby Lines. Che vuol dire? In sostanza i fondi mettono in dubbio la solidità finanziaria dell’armatore napoletano e quindi temono una “insolvenza prospettica”: una denuncia cioè che potenzialmente potrebbe aprire uno scenario fallimentare. Lo ripetiamo: Onorato non ci sta e reagisce. Questo ricorso – dice – è una vera e proprie calunnia.

Ma cosa ha scatenato questa guerra finanziaria? La storia inizia non molto tempo fa quando Moby Lines vende le navi Wonder e Aki alla compagnia danese DFDS. Si tratta di due belle navi moderne costruite recentemente che negli ambienti dello shipping venivano considerate l’orgoglio della flotta Onorato. Per sostituirle vengono acquistati due traghetti un po’ anzianotti (quasi trent’anni) la King Seaways e la Princess Seaways. Un’operazione che garantisce una plusvalenza a Onorato che definisce l’operazione strategica e le due navi acquistate “addirittura più adatte alle linee destinate“.

Di parere diverso gli investitori dei fondi secondo i quali questa operazione priverebbe la società armatoriale di due beni di grande valore e di notevole importanza per la garanzia del debito. E aggiungono di vedere nella mossa dell’armatore una prova delle sue difficoltà finanziarie.

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In una intervista, rilasciata a Luca Centini de Il Tirreno, Onorato ribadisce che il suo gruppo (che dà lavoro a cinquemila marinai tutti italiani) è oggi nel settore traghetti una delle tre più forti compagnie del mondo. E ricorda che il margine operativo della società nel 2018, nei primi sei mesi, era di 18,3 milioni di euro mentre quello di quest’anno è di 47,8 milioni, un più 161 per cento. Pertanto il gruppo è in salute e non mancherà di difendersi dagli ” speculatori”. Traccia quindi un quadro degli attori di questa vicenda.

Da una parte – dice Onorato – c’è una famiglia che dà lavoro a 5 mila persone e che ha una storia e una tradizione; dall’altra parte ci sono dei fondi che operano in paradisi fiscali, come le isole Cayman, che hanno acquisito il bond con forte sconto. Il che significa che il patrimonio in garanzia del loro investimento in molti casi supera ben oltre 12 volte il costo del loro investimento“.
E l’operazione della vendita delle due navi? “Rientra in un piano strategico di nuove costruzioni di cui due di queste sono state già consegnate“. “Pertanto – conclude Onorato –”noi siamo sereni e fiduciosi, non arretriamo davanti alle calunnie e abbiamo fiducia nella magistratura italiana“. Infine l’armatore ricorda che il Gruppo ha sempre onorato con regolarità i propri impegni verso gli istituti finanziari e che meno di un mese fa “ha regolarmente pagato ai fondi che detengono il bond il giusto e dovuto coupon di 12 milioni di euro”. Come dire: che storie ci vengono a raccontare?

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Roberto Nappi

 

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