Trieste è la “porta” dei traffici dall’Europa nella sfida per conquistare quote sulla Via della Seta e con un obiettivo che accomuni tutti gli operatori coinvolti: riaprire i cantieri, spingere la crescita attraverso le infrastrutture, tornare a creare posti di lavoro.
Obiettivi e ricette di questa ‘mission’ sono stati messi a fuoco oggi durante la quarta edizione del Forum di Pietrarsa organizzato da Assoferr, in collaborazione con Confindustria e Confetra, che non a caso quest’anno si è svolto a Trieste che dal corridoio adriatico guarda con estremo interesse ai possibili sviluppi di questo nuovo mercato.
Ma Pietrarsa, come ogni anno, è anche occasione per fare il punto sullo stato dell’arte nei trasporti, logistica e infrastrutture. Il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli spiega infatti che “ il ruolo internazionale dell’Italia, delle sue infrastrutture e della logistica nell’ambito dei corridoi è condizionato da un deficit di realizzazione ma anche di priorità, perché la nostra discussione si fonda sempre sulla necessità di fare tutto. La novità politica è che oggi una priorità c’è negli investimenti ed è il ferro come scelta strategica. Da attuare da una serie di soggetti pubblici e privati e non solo dallo Stato.
“L’Italia – spiega il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – ha bisogno di una politica anticiclica per combattere il rallentamento dell’economia e nulla è più anti ciclico che investire nelle infrastrutture. Serve un progetto organico che impegni i 70 miliardi di euro gia’ stanziati per aprire effettivamente i cantieri con un’attenzione nuova al fattore tempo. Le infrastrutture, inoltre, sono indicative di una società aperta che collega territori e include persone. L’Italia dovrebbe farsi protagonista di una stagione riformista, anche in Europa, che metta al centro l’investimento pubblico e privato con un’attenzione particolare alla creazione di posti di lavoro”.
Irene Pivetti, presidente di Assoferr, insiste sulla necessità di rafforzare la presenza italiana: “Una grande cartina posta all’ingresso della manifestazione di Pietrarsa mostra che noi, nella grande partita del corridoio euroasiatico, semplicemente non ci siamo. La ferrovia passa per Mosca, si ingolfa e rallenta nei paesi dell’Est Europa e taglia semplicemente fuori l’Italia. Eppure l’Italia ha contribuito a far crescere un parco logistico in Bielorussia, in campo logistico e infrastrutturale esprime una sapienza testimoniata anche in queste giornate. E’ l’industria italiana che deve decidere se vuole sopravvivere giocando la partita sul corridoio euroasiatico e puo’ farlo anche se finora e’ stata in panchina“.
L’Ad di RFI Maurizio Gentile spiega: “Il Corridoio Adriatico rappresenta soprattutto un tessuto di piccole e medie imprese, molto diffuso sul territorio: serve una ‘nuova logistica’ che recuperi alla ferrovia, sfruttando le innovazioni tecnologiche il traffico diffuso a carro singolo“.
Il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino: “Trieste e’ riuscita a raddoppiare il traffico ferroviario in pochi anni (10.000 treni l’anno scorso) perche’ e’ nata con la ferrovia. Basti pensare che nel settore dei container collegato a tutto il traffico intercontinentale con il Far-East, ben il 55% del movimentato che sbarca o si imbarca a Trieste usa la ferrovia. Questo indicatore è in continua crescita e già oggi supera la quota del 50% che l’Unione Europea ha posto come obiettivo di trasferimento modale del traffico europeo di merci per il 2050“. “La sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente sarà un importante biglietto da visita per i porti del futuro – continua D’Agostino – e la ferrovia uno dei cardini portanti per raggiungere questo traguardo“.
Di logistica parla Ivano Russo (Confetra): “la logistica vale il 9% del Pil, nonostante l’Italia sia al 26/mo posto per l’efficienza del suo sistema. Una contraddizione da cui bisogna uscire non ipotizzando la realizzazione di nuovi piani faraonici o semmai nuove cattedrali nel deserto, ma tenendo presente che l’efficienza della catena logistica crolla se si spezza anche un solo anello di quella catena. Il programma di Connettere l’Italia sviluppava razionalmente la crescita della catena logistica: non crescita di tutti i porti, ma piuttosto del sistema che deve svilupparsi intorno a grandi porti“.