“Amareggia e stupisce la pervicacia di qualche burocrate che di fatto fa si che lo Stato chieda il pagamento dei canoni concessori, a fronte di cosa?” – E’ la denuncia di Assiterminal per l’immobilità dello Stato nei confronti della crisi dei Terminal traghetti e crociere.
ROMA – Assiterminal, Associazione italiana terminalisti portuali, denuncia lo stop burocratico alla proposta normativa per la riduzione dei canoni concessori dei terminal portuali colpiti dalla crisi della pandemia, emendamento che è ancora in stand by al ministero dell’Economia e della Finanza, dice Assiterminal:
“Apprendiamo che l’emendamento che avrebbe reso possibile una riduzione dei canoni concessori per quei terminalisti portuali che ancora nel 2021 non hanno potuto riprendere la loro attività operativa a causa del perdurare degli effetti del COVID, è forse ancora in stand by al MEF per non si capisce quale ragione”.
“La proposta normativa” – continua Assiterminal – “è stata formulata sulla falsa riga di quella del 2020 tenendo conto che le ADSP, attraverso il mero utilizzo di una piccola parte dei loro avanzi di amministrazione, avrebbero potuto compensare la situazione evidente e eclatante dei terminal crociere fermi da 18 mesi!
Tutti d’accordo, da Assoporti al MIMS, alle forze di maggioranza, ai sindacati: tutti, con la chiara consapevolezza della realtà delle cose. I terminal crociere sono senza risorse.
Amareggia e stupisce la pervicacia di qualche burocrate che di fatto fa si che Lo stato chieda il pagamento dei canoni concessori, a fronte di cosa?
Ma le ADSP hanno davvero autonomia finanziaria come prevede la legge oppure sono di fatto commissariate a favore di altri Enti pubblici su cui girare le risorse in avanzo? E’ possibile che la burocrazia finanziaria sia così miope o semplicemente le aziende che tengono vivi i porti non hanno dignità di rilievo al di la di parole di circostanza in qualche convegno che si perde nell’ “immobile insostenibilità”?
Non sembrano neanche essere più domande retoriche: la buona volontà della governance del MIMS e il fervore dei parlamentari che dimostrano vicinanza alle aziende e ai lavoratori dei porti si dissolvono davanti ai portoni di Via Venti Settembre a Roma,
Conclude l’associazione: “Dobbiamo fermare i porti e quel poco di ripartenza delle crociere per svegliare le coscienze dei palazzi? Forse il fatto di non essersi mai fermati ha fatto passare un messaggio sbagliato … forse non si è neppure capito che chi si è dovuto fermare non è ancora ripartito e chiederà probabilmente in Europa di aprire l’ennesimo fascicolo su questo settore, ma nel frattempo dovrà trovare aprire contenziosi in Italia e nei porti per far valere il suo diritto a sopravvivere”