«Il nostro cuore è attualmente rivolto al popolo ucraino al quale, esprimiamo tutta la nostra solidarietà e affetto ma, la nostra mente, è concentrata, purtroppo, al dramma legato alle sorti della nostra azienda». Inizia così la lettera con cui i lavoratori marittimi della compagnia Tirrenia CIN in A.S., si rivolgono al governo, ma anche all’opinione pubblica, per porre all’attenzione la situazione di “abbandono” di migliaia di lavoratori del gruppo Onorato.
Si legge nel testo: «Ci vogliamo rivolgere alla politica, alle istituzioni e a tutta l’opinione pubblica per sottoporre alla loro attenzione lo stato di abbandono, sofferenza, ansia e frustrazione in cui soggiacciamo migliaia di lavoratori del gruppo Onorato.
Le circostanze che hanno indotto alla sottoscrizione di una richiesta inviata a tutti i sindacati per organizzare una serie di assemblee a bordo delle navi sono determinate da una serie di notizie preoccupanti sul futuro dell’azienda e delle conseguenze occupazionali che esse possono determinare nel caso fossero confermate. Con grande sconcerto dobbiamo purtroppo registrare, ad oggi, che il distacco tra le lavoratrici, i lavoratori ed il sindacato è un dato di fatto e, la mancata disponibilità di ad assisterci in questo difficile momento ne è la prova ed ancora più grave sarebbe se, tale indisponibilità, fosse determinata da una scelta di campo, con questo o con quell’altro armatore, da parte dell’organizzazione dei lavoratori.
In sintesi, sono ormai alcuni anni che il gruppo Onorato è alle prese con un difficile momento finanziario nei confronti del quale, l’azienda, con grande senso di responsabilità ed anche di autocritica, sta cercando di dare fattiva risposta sino al punto di richiedere ed ottenere, dal Tribunale di Milano, una procedura di concordato atta a ricercare un accordo, superiore agli obblighi di legge, con i creditori per la definizione di un percorso di rientro del debito.
La grande e coraggiosa iniziativa del gruppo, tesa totalmente ad un rilancio industriale ed occupazionale, è stata accolta, nel merito e nel metodo, favorevolmente da tutti i creditori tranne che dai commissari straordinari di Tirrenia che, per conto dello Stato Italiano attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), hanno posto una condizione sul metodo chiedendo una fidejussione a garanzia dei 144 milioni concordati rifiutando l’ipoteca su 4 navi, offerta dall’azienda».
Concludono i marittimi di Tirrenia: «La richiesta per una fidejussione proposta dei commissari straordinari di Tirrenia in A.S. è palesemente un atto politico, per non definire un accordo che consentirebbe all’azienda di traguardare positivamente un percorso che permetterebbe il rilancio industriale, la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e soprattutto la garanzia di un’infrastruttura importante per l’equilibrio concorrenziale per l’Italia e per l’Europa».