L’ammiraglio Liardo ad un anno dal suo insediamento – L’incontro con Wista Italy, occasione per parlare del porto di Genova, del Corpo delle Capitanerie e per lanciare una provocazione.
Lucia Nappi
GENOVA – L’ammiraglio Sergio Liardo, direttore marittimo della Liguria e comandante del porto di Genova ha ricevuto, presso la Capitaneria di Porto, una delegazione di Wista Italy, l’associazione delle donne professioniste dello shipping, guidata dalla presidente Paola Tongiani e dalla vicepresidente Costanza Musso.
Ad accogliere Wista, insieme a Liardo, il comandante Giovanni Stella a capo della gestione del personale e il comandante Giambattista Ponzetto responsabile della gestione operativa.
L’incontro con Wista ha sottolineato il comandante del porto: “fa parte di tutte quelle attività che mi consentono di conoscere meglio le diverse realtà e di allargare l’orizzonte professionale, perchè Genova è l’Università delle Capitanerie, stare qui è entrare in contatto con una realtà importante e demanding in maniera spinta”.
Molti i temi affrontati dall’ammiraglio durante l’incontro, ad un anno dal suo insediamento a Genova. La visione futura del porto in attesa che i progetti si concretizzino, a partire dalla Nuova diga, fino allo sviluppo infrastrutturale di terra. La presenza delle donne nel Corpo delle Capitanerie di porto. Infine una provocazione lanciata per una “una burocrazia positiva della Pubblica Amministrazione, che tutti devono esigere” per la quale serve maggiore digitalizzazione e un ripensamento sui tagli di personale, per il Corpo delle Capitanerie il 20% negli ultimi dieci anni.
“La Sicurezza della navigazione per le navi è centrale” – ha precisato – “Dal momento del mio insediamento” – nel giugno 2021 – “stiamo facendo un’attività importante sui traghetti. Dove abbiamo verificato delle problematiche siamo stati incisivi come sempre. È un’attività a cui teniamo particolarmente, a Genova abbiamo una nicchia di colleghi di grandissima competenza ed efficienza a livello italiano ed estero”.
Tutela Ambientale
“Abbiamo lanciato un drone per il pattugliamento del ponente Ligure e l’avvistamento dei grandi cetacei” si tratta di un progetto finanziato da EMSA di cui la Capitaneria fornisce il supporto logistico ed operativo. “Pattugliamento che ha portato la scorsa settimana ad un primo avvistamento”.
Poi il controllo della filiera ittica da parte del personale di Genova. La direzione della Liguria come comando interregionale, comprensivo di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e due province dell’Emilia “svolge i controlli del mercato ittico di Milano il più grande in Italia, dove il 75% del pescato arriva dall’estero. Ma anche a Malpensa dove il pesce deve essere sdoganato in tempi rapidi, entro 4 ore”.
L’impressione di Genova
“Tante cose che erano rimaste ferme si stanno avviando, è un periodo impegnativo” – “Nalla progettualità che attende Genova il ruolo principale lo gioca l’Autorità di Sistema che sta impegnandosi tantissimo per realizzare le infrastrutture che segneranno il futuro, non solo del porto di Genova, ma anche dell’intero Paese. La parte logistica deve essere assolutamente sviluppata. Noi faremo la nostra parte e saremo accanto all’Autorità di Sistema per quanto riguarda la sicurezza della navigazione“.
E’ importante la realizzazione di infrastrutture che permettano l’incremento dei traffici. Allo stato attuale gli specchi acquei consentono l’ingresso di unità di dimensioni sufficienti per adesso, ma che potrebbero non essere in linea con il mercato futuro. Per questo è mportante di lavorare insieme”.
Nuova diga di Genova
“La diga è importante” – tiene a specificare Liardo – “tutti vogliamo la diga, nessuno vorrebbe optare per lasciare il porto come è adesso” – Sul tema è ritornato a margine dell’incontro sentito da Corriere marittimo. L’incontro è avvenuto il 30 giugno, quando ancora l’AdSP non aveva ufficializzato il ritiro dall’offerta da parte di entrambi i raggruppamenti di imprese.
Vai alla video intervista all’ammiraglio Sergio Liardo
“Sarebbe fondamentale conoscere lo stato di attuazione di questo progetto” – specifica – “soprattutto far sì che il porto di Genova sia demanding, molto più spinto verso la richiesta degli armatori e possa ospitare navi più grandi, soprattutto le portacontainer”.
Riduzione del personale del 20%
Il personale delle Capitanerie di porto nazionali è tra 10600 – 10800 militari, numero sottodimensionato rispetto alle reali necessità: “a Genova siamo circa 50 persone in meno rispetto a quelli che eravamo dieci anni fa, abbiamo avuto un taglio del personale del 20%. In tutto 194 persone a Genova e 600 nella Direzione marittima. Non siamo messi benissimo, è un problema della pubblica aministrazione” – “L’età anagrafica è alta, le assunzioni non stono state fatte e i ricambi parziali, questo porterà a due-tre anni ad ulteriori problemi”.
La provocazione
Quindi lancia una provocazione: “Se c’è una amministrazione pubblica che funziona bene, la burocrazia non è negativa. Cosa che dovremmo tutti pretendere, la burocrazia dipende da come la gestisci. Il problema è il rispetto delle norme farraginose”.
“Farò un audit – annuncia – con l’Università Sapienza di Roma, facoltà di Ingegneria gestionale – ho chiesto ai giovani le idee, spero di avere dai giovani una grande spinta al cambiamento”.
Digitalizzazione
Sul tema del cambiamento la digitalizzazione entra centrale: “Abbiamo bisogno di digitalizzare tanti processi e di guadagnare personale per queste funzioni, oggi facciamo fatica” – Nello specifico alcuni dettagli della digitalizzazione, chiede la presidente di Wista Tongiani: “Un finanziamento molto grosso dovrebbe essere approvato a breve, per la European Maritime Single Window environment. Questo ci consentirebbe una bella spinta”.
Le donne nel Corpo delle Capitanerie
Quale è la presenza femminile nel Corpo delle Capitanerie, quale è il suo appeal nei confronti delle donne? chiede la vicepresidente Musso:
“Una presenza del 10% circa, ma si consideri che le donne sono nel Corpo da una ventina d’anni”.
“Abbiamo un appeal particolare nei confronti del personale femminile che decide di sposare la nostra Forza armata” – ha spiegato l’ammiraglio – “Svolgiamo attività di ricerca e soccorso, è un lavoro molto stimolante per il personale femminile, sia a bordo delle motovedette che nelle centrali operative. Soprattutto siamo capillarmente diffusi sul territorio, questo consente di avvicinarsi alla famiglia d’origine e, nel caso della nuova famiglia di avere il supporto dei genitori. È uno degli aspetti per cui le donne, che intendono entrare nelle Forze armate, propendono ad entrare nel nostro Corpo.”