Terminalisti e operatori logistici al viceministro Rixi: “Aumento inflazione canoni, insostenibile”

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ROMA – L’inflazione spinta dall’incremento dei costi energetici ha determinato un aumento dei canoni concessori dell’8% nell’anno corrente. Per il 2023 la variazione dei canoni è già stata determinata in misura superiore al 25% (25,15%).

E’ questo un aumento palesemente insostenibile scrivono le associazioni Assiterminal, Assologistica e Fise Uniport, che  in una lettera condivisa chiedono uniti al vice  ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, un intervento affinchè sia introdotta nel disegno di legge di bilancio all’esame in Parlamento oppure in altro strumento normativo da adottare a breve: “una norma che preveda, almeno per l’anno 2023, la disapplicazione dell’adeguamento dei canoni di concessione demaniali”.

Questo il testo della lettera:

«Onorevole Viceministro,
come Le è ben noto, i canoni di concessione demaniale, ivi compresi quelli delle concessioni rilasciate dalle Autorità di Sistema Portale ai sensi dell’art. 18 della legge 84 del 1994 per lo svolgimento di attività terminalistiche (imbarco, sbarco deposito e movimentazione in genere delle merci) e delle concessioni per la gestione di stazioni marittime passeggeri (prevalentemente a
servizio del traffico crocieristico), sono annualmente aggiornati in misura, fissata con Decreto direttoriale del MIT, di massima corrispondente a variazione di indici determinati dal tasso di inflazione. Solo per l’anno corrente, a fronte di un’inflazione di poco superiore al 5% ha determinato un aumento dei canoni concessori dell’8%.

Per il 2023, anche sulla spinta inflazionistica prodotta dall’incremento dei costi energetici, la variazione dei canoni è già stata determinata – ancorché non formalmente comunicata alle AdSP dai competenti uffici del Suo Ministero – in misura addirittura superiore al 25% (25,15%).
Il sistema di imprese che rappresentiamo solo in parte ha recuperato i volumi di attività del periodo pre-Covid è aggiuntivamente gravato dagli effetti del conflitto russo-ucraino e dalla più generale contrazione dei consumi in atto che si riverbera sull’import/export.

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È evidente che, operando in un mercato fortemente competitivo di dimensioni sovranazionali il sistema terminalistico italiano ha limitata possibilità di “ribaltare” ogni variazione dei costi sul cliente-nave: un aumento dei canoni quale quello di cui si è detto è palesemente insostenibile, anche in funzione dei Piani Economico Finanziari sottesi alle concessioni stesse.
Consideriamo anche le marginalità caratteristiche di redditività’ dell’attività terminalistica (mediamente di molto inferiori rispetto ad altri comparti con analoghi fatturati) e il fatto che l’incremento cui ci riferiamo andrebbe ad operare su una delle voci di costo prevalenti per i conti economici del segmento terminalistico, aggiungendosi a quello del costo del denaro/energia e a una
forte aspettativa di spinta al rialzo del costo del lavoro in vista del prossimo rinnovo del CCNL di settore.

Alla luce delle considerazioni fin qui esposte, pur avendo preso atto di quanto sia Lei quanto la Sua struttura vi state prodigando sull’argomento, rappresentiamo l’assoluta necessità del Suo autorevole e risolutivo intervento finalizzato a introdurre nell’ordinamento, ove possibile nel disegno di legge di bilancio ora all’esame del Parlamento ovvero in altro strumento normativo che il Governo vorrà adottare a breve termine (e comunque prima della fine del corrente anno, termine ordinario di emanazione del decreto direttoriale di cui sopra), una norma che preveda, almeno per l’anno 2023, la disapplicazione dell’adeguamento dei canoni di concessione demaniali.
La misura che proponiamo, peraltro, non ha alcun impatto sul bilancio dello Stato atteso che i canoni delle concessioni demaniali costituiscono ex lege entrate proprie delle AdSP».

 

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