TRIESTE- Due nuove compagnie da crociera, l’ipotesi di un nuovo terminal passeggeri negli spazi del Porto Vecchio e quella di una collaborazione con Venezia sulle navi bianche. Queste le novità emerse ieri durante il convegno organizzato dal Propeller Club di Trieste all’interno della nuova sede di Eataly sulle Rive del capoluogo giuliano, dove si è discusso di turismo ma soprattutto di prospettive future basate sul forte trend di crescita che la città sta registrando nel settore. «Ciò che è emerso ancora una volta – sottolinea il presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini – è stata la necessità di dare vita ad un vero e proprio sistema che possa costituire un polo di attrazione per uno sviluppo stabile del turismo a Trieste. I dati di crescita della città, attorno al 10% per le presenze e addirittura al 17% per gli arrivi nell’ultimo quinquennio, sono particolarmente significativi in un periodo nel quale il resto del territorio nazionale segna il passo rispetto ad altre mete». Ad aprire la serata facendo gli onori di casa è stato Antonio De Paolo, responsabile di Eataly Trieste, che si è soffermato sui principi che ispirano ogni nuovo investimento del patron Oscar Farinetti, ma anche sull’importante presenza turistica degli stranieri. L’assessore comunale Maurizio Bucci, con delega al Turismo, ha annunciato invece l’arrivo di due nuove Compagnie crocieristiche entro il prossimo anno, aprendo all’ipotesi di realizzazione di un nuovo terminal sulle banchine del Porto Vecchio, per ospitare nuove toccate, che potrebbero anche derivare da un surplus di Venezia. «La crocieristica può dare grandi opportunità a Trieste – ha detto Bucci – e in questo campo credo sia necessario collaborare e condividere le strategie con Venezia, mettendoci a disposizione della città lagunare». Durante la serata è emerso con forza anche il problema legato ai collegamenti (ferroviari, stradali e aeroportuali), che fanno apparire Trieste più lontana di quanto non sia veramente dal resto d’Italia e d’Europa. A sottolinearlo è stato proprio un rappresentante di Costa Crociere, il marketing manager Marco Ramot, compagnia impegnata nel capoluogo regionale del Friuli Venezia Giulia come home port per le proprie navi. «Il mondo di oggi è molto veloce e immaginare una vacanza senza un accesso veloce è impensabile» ha spiegato Ramot, sottolineando la necessità di rafforzare i collegamenti da e per Trieste. Lo stesso manager di Costa Crociere ha poi citato una rivista che di recente ha definito Trieste come “la città non turistica più bella al mondo”, invitando a riflettere sui risvolti che derivano dalla trasformazione in una città adatta alle esigenze dei turisti, nel corso di tutto l’anno. Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia, ha invece ripercorso la storia di ciò che gli operatori hanno fatto per raggiungere un risultato che «… non è però un punto d’arrivo ma un punto di partenza» per nuovi sviluppi. Tra le iniziative più concrete quella di un’applicazione digitale dedicata alla scoperta della città e soprattutto il progetto del Parco del mare, il quale sembra ormai giunto al momento decisivo, essendo in fase avanzata la discussione con il Comune di Trieste per le modifiche al Piano regolatore che ne consentiranno la realizzazione a due passi dal centro storico. Tra i relatori anche Paolo Spada, amministratore unico di Trieste Yacht Service, una realtà con lunghi anni di esperienza nell’accoglimento di megayacht, settore di nicchia ma in grado di riservare forti ricadute economiche, soprattutto dal punto di vista occupazionale, al territorio. In chiusura la relazione di Umberto Malusà, esperto di Comunicazione, che oggi presiede PromoTrieste, consorzio di operatori privati impegnato a “vendere” Trieste sui mercati nazionale e internazionale. “Da bambino mi chiedevo sempre perché Trieste, città così bella, non fosse invasa da turisti. Negli anni mi hanno sempre risposto che era lontana. Ma oggi qualcosa è cambiato. Altrimenti – ha detto Malusà – non si spiegherebbe l’aumento con i numeri che ci hanno appena letto. Certo non è sufficiente che la città venga riconosciuta come bella, ma bisogna rafforzare il brand e bisogna investire, mentre l’allungamento della stagione deve essere frutto di attività di eventi e congressualitá. Serve la spinta degli operatori ma di fatto di tutta la città. Serve fare sistema, se ciò avviene, Trieste ha senz’altro davanti un futuro di crescita”.