II° PARTE -INTERVISTA A GIULIANO GALLANTI dal 2011 alla guida del porto di Livorno, adesso in scadenza di mandato, le sue riflessioni sul futuro delllo scalo labronico e sulla portualità in genere:
Come lascia il porto?
Oggi il porto ha prospettive di sviluppo ed è in crescita in modo significativo. Nei settori forestale e automobili siamo il primo porto, per i contenitori, lo scorso anno c’era stato un boom con un aumento del 16%, venivamo da un periodo di traffici bassi, quest’anno sarà superiore anche rispetto al 2015.
Suggerimenti a chi la seguirà nella presidenza dell’Authority?
Puntare sulla Darsena Europa, accelerarne i tempi; Migliorare la sistemazioni degli spazi all’interno del porto, abbiamo fame di spazi e di nuovi territori anche all’esterno del porto che consentono di fare una logistica più avanzata; La gara per la Porto 2000 forse riusciremo a concluderla noi;
Attuare il piano regolatore che sarà la cosa più difficile perché c’è stato il boom, imprevisto, delle Autostrade del mare. Le abbiamo disegnate in un modo che probabilmente andrà rivisto e ampliato grazie alla concorrenza tra Grimaldi e Onorato che ha portato l’aumento delle navi, adesso le banchine non sono sufficienti. Nel disegno della Darsena Europa abbiamo previsto anche un terminal ro-ro, là non sarebbe difficile realizzare le Autostrade del mare.
Cosa non le è riuscito fare?
Creare un clima come c’è nei grandissimi porti, in cui gli operatori non sono solo competitor ma c’è una vera e propria comunità portuale, c’è anche un rapporto diverso con la città. A Rotterdam quando c’è da decidere per gli utili, la comunità portuale si riunisce con la comunità della città. Il rapporto città-porto per noi è un elemento di debolezza, non so se è colpa mia o del sindaco, lui dice che è colpa nostra, i grandi operatori guardano al rapporto politico.
Si cambia la cultura di una comunità portuale?
In alcuni casi si, in altri no.
Da cosa dipende?
Dalla storia di Livorno della sua organizzazione politica-sociale che garantiva spazi a tutti, quando si cerca di unificare scoppiano le contraddizioni, ma se non si fa cosi Livorno non ha futuro.
Una strategia per il futuro?
I grandissimi porti cominciano avere grandi problemi, Rotterdam ha grandi navi che devono stare in rada perché le banchine sono occupate da grandi volumi. Stanno cercando di costruire spazi interni e delle collaborazioni con altri porti anche nel Mediterraneo, la strada sarebbe questa: tentare degli accordi collaborativi. Mi rendo conto che è una teoria eversiva.
La competizione tra i porti italiani e quelli del Nord Europa chi lo dice è un sognatore.
Le dispiace lasciare la presidenza del porto?
Si per le cose che abbiamo messo in cantiere, ci sembrava logico sia a me che a Provinciali portarle a compimento, magari fino alla stipula del contratto.
Non ho capito che criteri abbia adottato il ministro che dice: “la discontinuità, cambiamo tutti”, non voglio polemizzare. In verità la discontinuità è nelle cose che fai e noi abbiamo già iniziato rispetto al passato.
Lucia Nappi