di Nicolò Cecioni
LIVORNO – “L’innovazione tecnologica e le ricerche messe in campo dal network Clypea. Il contributo dell’idrogeno per l’energia di domani“. È stato questo il tema dell’incontro che si è tenuto all’Accademia Navale di Livorno. L’evento, organizzato dal ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con la Marina militare, è stato l’occasione per fare il punto sulle competenze e le tecnologie esistenti e in fase di sviluppo messe in campo dal network Clypea del Mise. Si tratta del soggetto che dal 2014, riunisce un team di eccellenze di Università, enti di ricerca e Corpi dello Stato, è impegnato a esplorare alcuni degli scenari di ricerca più innovativi, connessi anche alle potenzialità dell’idrogeno.
L’idrogeno è considerato, infatti, un elemento chiave per il futuro scenario energetico e per i processi di decarbonizzazione dell’economia italiana. La possibilità di essere efficacemente stoccato, anche in grandi quantità, e di poter essere prodotto attraverso processi sostenibili e non impattanti, che riducono le emissioni in atmosfera, come l’elettrolisi dell’acqua, sono caratteristiche che lo rendono strategico in un’ottica di economia circolare e come vettore energetico ideale per rendere possibile la definitiva integrazione con le fonti rinnovabili.
Ne è convinto anche il comandante dell’Accademia Navale, Pierpaolo Ribuffo. «L’Accademia Navale ambisce a essere un centro di gravità culturale per tutte le iniziative culturali che riguardano il mare. Siamo orgogliosi di aver ospitato questo convegno così importante, sia per il livello dei relatori, che per le finalità che sono orientate allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. La Marina Italiana è già attiva in questo senso, abbiamo allo studio l’impiego di combustibili compatibili con uno sviluppo sostenibile, incrementando anche l’utilizzo dell’idrogeno sui nostri sommergibili. La Marina investe molto nella ricerca e questo ha delle ricadute positive anche nel mondo civile».
Si è parlato, infine, anche di un progetto per il riutilizzo di piattaforme Off-Shore per la dissalazione. Andrea Carpignano, professore associato e Raffaella Gerboni, ricercatrice, hanno illustrato il lavoro svolto dal dipartimento Energia del Politecnico di Torino sul “riuso di piattaforme italiane Off-Shore in fase di decommissioning, ovvero di dismissione“. Il riuso sarebbe volto alla separazione di acqua dissalata e salamoia tramite alimentazione da fonte rinnovabile. Lo studio ha evidenziato finora che è opportuno, almeno per quanto riguarda il Mare Adriatico, concentrarsi sull’utilizzo di pannelli fotovoltaici per lo sfruttamento della fonte solare, da installarsi sul piano più esposto della piattaforma stessa. L’elettricità così raccolta può essere utilizzata per alimentare un sistema di dissalazione, collocabile sulla piattaforma, sfruttando i piani sottostanti sgomberati dalle attrezzature di produzione di idrocarburi. Questa applicazione è del tutto singolare per, generalmente, la letteratura e l’industria si sono cocalizzate negli ultimi anni su installazioni di grandi dimensioni e capacità tipicamente “On-Shore”.
La dissalazione per osmosi inversa è stata individuata come la tecnologia migliore tra quelle in grado di inserirsi in un sistema integrato in cui il principale vettore energetico sarebbe l’elettricità, senza la produzione di calore. È emerso dunque che la piattaforma potrebbe operare in modalità “stand alone”,ossia dotandosi di sistei di stoccaggio dell’energia elettrica che ne consentono un totale distacco dalla rete nazionale. In alternativa, potrebbe essere connessa alla rete nazionale immettendovi l’energia raccolta tramite i pannelli e richiedendola nei tempi e nelle quantità adatte al funzionamento ottimizzato del dissalatore. Perciò, l’idrogeno prodotto a terra potrà essere sfruttato in molti modi, ad esempio, per l’alimentazione di imbarcazioni dedicate al trasporto di beni e persone verso le piattaforme ancora operanti.