Dal “Forum di Pietrarsa un anno dopo”,
di Giovanni Grande
PIETRARSA (NAPOLI) –Un adeguamento in tempi veloci della linea ferroviaria storica che attraversa gli Appennini per garantire le connessioni intermodali per il Nord ai porti di La Spezia e Livorno.
“Lo sfruttamento dei collegamenti dell’alta velocità attualmente allo studio sono troppo limitanti poiché prevedono il passaggio del traffico merci solo nelle ore notturne”. È quanto affermato da Maurizio Gentile, Amministratore Delegato di RFI che ha ulteriormente articolato la proposta: “Lavoreremo ad un protocollo d’intesa con la regione Toscana per completare gli interventi necessari in tre anni, purché si accetti un sacrificio sul fronte del TPL”. Opere di aggiornamento sulla rete esistente necessarie per raggiungere quegli “standard di interoperabilità europea” che Gentile ha illustrato a Napoli nel corso del “Forum di Pietrarsa…un anno dopo”, manifestazione organizzata da Assofer, Confetra, Confindustria e MIT.
Tre sostanzialmente i punti su cui RFI incentrerà la modernizzazione dei 5.500 chilometri della rete “core” merci nel prossimo decennio: sagomatura dei convogli, lunghezza dei treni, peso assiale.
“Entro il 2026 almeno il 75% dell’infrastruttura dovrà rispondere agli standard voluti dalla Commissione europea”. Un piano che riguarderà da vicino “i 17 porti in cui la ferrovia è già presente”. Anche qui si interverrà sui punti individuati dal piano decennale. “Ove possibile le stazioni saranno realizzate direttamente in banchina per abbassare i costi delle operazioni eliminando la fase delle manovre,” ha aggiunto Gentile. “Già nel 2018 questo modello operativo sarà possibile a Livorno e Brindisi. Entro il 2021 sarà la volta di Civitavecchia, Genova Campo Marzio e, successivamente, di Genova Voltri”.
Nel corso del Forum Ennio Cascetta, Amministratore Unico di Ram, ha parlato ampiamente della strategia messa in atto dal governo per somministrare alla penisola la “cura del ferro” e recuperare le quote di intermodalità che ci vedono in forte ritardo sugli altri paesi europei. “Si è lavorato su tre tasti principali: infrastrutture, incentivi e norme. In un ottica che è partita dai fabbisogni e messo a disposizione dell’Italia ferroviaria ben 92 miliardi”. In un contesto di traffico merci “che cresce quattro volte il Pil”, Cascetta ha ricordato “la disponibilità manifestata per la prima volta da parte di alcune regioni (Emilia, Liguria e Calabria, ndr) ad aggiungere fondi propri alle risorse nazionali” e lanciato le sfide per il prossimo futuro: “una nuova stagione di incentivi smart e le disposizioni per arrivare al macchinista unico”.
Uno sforzo materiale cui bisognerà affiancare anche una “svolta culturale” che veda dialogare finalmente porti e interporti. Per Zeno D’Agostino, presidente di Assoporti, è arrivato il momento di “integrare i traffici”. “I porti devono mettere a disposizione del territorio le economie di scala che riescono a creare, gli interporti i network intermodali di cui sono il riferimento. E’ arrivato il momento – ha proseguito – di creare relazioni tra due realtà che si ignorano. A Trieste, ad esempio, stiamo studiando la possibilità di fermate negli interporti per i treni che partono dai nostri piazzali: un modo per creare sinergie tra un tipico traffico di attraversamento e il contesto industriale locale”.
A chiudere l’incontro il ministro Graziano Delrio che ha ribadito “l’assunzione di responsabilità per le scelte fatte nel settore ferroviario: abbiamo dato la priorità a 100 interventi, tra grandi e piccoli, per colmare un gap competitivo”. “L’obiettivo principale rimane imboccare la strada verso la transizione ecologica del trasporto merci. È un mercato che da residuale deve diventare prevalente entro i prossimi 15 anni”.