L’Interporto di Trieste, hub strategico tra Germania e Turchia

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TRIESTE – “Siamo in un momento di fortissima espansione per i contratti che si sono avviati nel 2016 e che continueranno nel 2017”, Fabio Predonzani sales & operation manager, Interporto di Trieste SpA, ne descrive l’attività. Il nostro progetto core in questo momento è di provare a gestire, finalmente, le manipolazioni industriali in porto franco a Trieste. Abbiamo contratti che prevedono la manipolazione in import via mare sulla quale stiamo studiando”.

L’Interporto si trova in prossimità del confine italo sloveno, lungo le direttrici dei Corridoi Europei Adriatico Baltico e Mediterraneo ed è l’hub strategico del porto di Trieste, da cui dista 18 km, per i traffici tra l’Europa Centro-Orientale ed il bacino del Mediterraneo. L’area totale su cui si sviluppa è di 350 mila mtq e per i servizi ferroviari sono a disposizione 6 binari, su 2 fasci operativiNel 2016 ha movimentato 700 treni e 110 mila tonnellate di merce spiega Predonzani: tra container, merce che arriva via ferrovia e merce che arriva via camion. Nella movimentazione del general cargo via ferrovia nel 2016 abbiamo realizzato meno del 2015 (circa 40 mila tonnellate). Quest‘anno prevediamo di fare qualcosa di più. Infatti lo scorso anno c’è stato un calo perché facevamo il Pellet che ha avuto dei problemi di produzione in Romania”.

Fino a maggio 2015 la ragione sociale dell’Interporto di Trieste era Autoporto di Fernetti” e già nella modifica del nome si è identificata la differenza sostanziale del cambio di attività del “nuovo” Fernetti. Nato 30 anni fa come struttura “monomodale” di confine, poi evoluto con il progressivo ri-orientamento vettoriale delle merci dove la ferrovia prende sempre più il posto della gomma. Un’evoluzione sostanziale dell’area che diventa sempre più connessa con le attività del porto di Trieste e la triplice combinazione gomma/binario/banchina ne diventa il nuovo core business. Evoluzione inevitabile nata dalla crisi del traffico su gomma che in un decennio ha dimezzato i numeri dei camion movimentati, delle aziende ospitate all’interno della struttura interportuale e del numero degli addetti. Cosi è cresciuta e si è sviluppata la vocazione retroportuale: il traffico ro-ro da Trieste con la Turchia, la manipolazione delle merci provenienti dalle banchine triestine, l’intensificazione delle relazioni ferroviarie con l’area centro-orientale europea, i convogli “ro-la” da/per Salisburgo, ma anche i servizi da Monfalcone sul nord Africa.

Poi a dicembre 2016 un importante contratto con “Vega International Car Transport e Logistic” di Salisburgo per il servizio di trasporto su rotaia dei mezzi in transito tra la Germania e la Turchia come servizi ro-ro da e per il porto di Trieste. Predonzani parla dei dettagli dell’operazione: Vega è una grande azienda specializzata nel trasporto dei veicoli industriali nuovi, sposta questi grossi brand dall’Europa all’Africa e all’Asia, hanno contratti con Mercedes ed altre case, per esempio hanno fatto grosso contratto per Scania” si tratta dell’azienda svedese produttrice di veicoli industriali: autocarri, trattori stradali, autobus e motori diesel, con sede a Södertälje, che sposterà in Iran dei mezzi. Vega ha scelto noi come hub strategico per l’imbarco dei loro mezzi al porto di Trieste sono servizi ro-ro per la Turchia. Questo accordo ci sta portando un servizio ferroviario con 2 circolazioni settimanali”.

In tutto il volume di traffico si aggira intorno ai 120 mezzi a settimana: “Siamo in fase di consolidamento è un progetto in cui abbiamo investito l’uno su l’altro” anche se secondo il direttore commerciale dell’Interporto il servizio non è esente da problematiche poiché attraversando tre stati: “parte da Fernetti e arriva in Germania dove c’è la fabbrica della Mercedes e le ferrovie austriache che curano la trazione ferroviaria, su questa linea hanno qualche problema a gestire la vezione”.

Lucia Nappi

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