Quali sono le condizioni giuridiche e politiche per vincere la battaglia dei porti italiani in Europa? Quali i possibili scenari? Quali le ripercussioni per il nostro Sistema portuale? Parlano gli esperti –
Lucia Nappi
LIVORNO – Tassazione porti -Presunta violazione delle norme sugli aiuti di Stato è questa la decisione della Commissione Europea nei confronti dell’Italia. Decisione impugnata dalle Autorità di Sistema portuale, coordinate da Assoporti, difronte alla giustizia europea chiedendone l’annullamento.
Quali sono le condizioni giuridiche e politiche per vincere la battaglia dei porti italiani in Europa? Quali i possibili scenari? Quali le ripercussioni per il nostro Sistema portuale? Sono le domande sulle quali hanno fatto chiarezza gli avvocati Francesco Munari -professore in Diritto internazionale, antitrust e diritto dei porti, dei trasporti e della navigazione marittima e aerea, Stefano Zunarelli professore in Diritto dei trasporti e della navigazione e Davide Maresca professore in Aiuti di Stato, concorrenza e regolazione delle infrastrutture di trasporto. Gli avvocati Munari e Zunarelli conpongono il pool di di esperti (insieme a Gian Michele Roberti e Isabella Perego) a cui è stato affidato il ricorso dell’Italia al Tribunale dell’Unione Europea. Proponiamo questi interventi, quanto mai attuali, sebbene già trattati da Corriere marittimo, in occasione della conferenza digitale organizzata da Assiterminal, per il ventesimo anno dalla nascita.
Un bibattito a più voci da cui è emersa una visione sostanzialmente omogenea, che ha tracciato i confini «le debolezze», «le sbagliate prospettive» e «gli errori» della decisione della Commissione Europea (4 dicembre 2020) – «Una posizione di cui lo Stato Italiano deve rispondere difronte alla Corte di Giustizia di Lussemburgo” – spiega il prof. Munari, partendo dalla certezza che «dall’esito del contenzioso, nelle sedi giurisdizionali europee competenti a più livelli, dipende il futuro sistema portuale italiano» -infatti – «oggetto della decisione europea saranno non solo i canoni demaniali, ma anche tutte le altre tasse: quelle portuali, quelle sulle merci, qualunque tassa di scopo imposta, che non sia attività di impresa».
La natura delle utorità portuali
Così Munari: «una decisione sbagliata quella emanata dalla Commissione Europea già nella genesi» – spiega – «una formazione che è un’origine di template fatta in altri Stati membri, poi estesa ad altre situazioni» – «Sulla natura delle Autorità Portuali la Commissione fa un’errore di prospettiva» – «sono enti pubblici non economici, lo dice la legge, non esiste nessun precedente della Corte di Giustizia che lo nega» e le sentenze del passato lo confermano.
Sull’esclusione della natura tributaria dei canoni demaniali e di tutte le tasse portuali, Munari dice – «La Commissione considera ingiusto che una amministrazione non paghi le tasse, ma non si rende conto che nessuna amministrazione italiana paga le tasse. Le Autorità portuali sono vere e proprie amministrazioni perchè fanno capo, a tutti gli effetti, al ministero dei Trasporti» – «Il fatto che debbano pagare le tasse è un principio del diritto tributario non accettabile» – Tanto che «le entrate delle Autorità portuali sono soggette a vincolo di destinazione, hanno regole stringenti determinate dalla loro natura».
Le distorsioni sulla concorrenza
«Secondo la Commissione sarebbero avvantaggiate le Autorità portuali rispetto ad altri, ma le amministrazioni dei porti non hanno nessun soggetto comparabile, nello stato di fatto e di diritto, perchè non c’è un ulteriore regime alternativo in Italia» – «Non ci sono porti privati che pagano le tasse in Italia». E ancora – «Le distorsioni sulla concorrenza sono inesistenti, le Autorità di Sistema portuale non concorrono con nessuno, non c’è un mercato del demanio su cui contendere perchè il demanio è tutto dello Stato. In Italia abbiamo un regime diverso da altri porti europei».
Sui criteri del vantaggio economico il prof. Maresca dice: «le Autorità di Sistema portuale in Italia non hanno un vantaggio economico effettivo, l’ipotetica rilevanza del traffico prodotto nei terminal italiani, rispetto alla competizione dei terminal di altri Stati membri, non c’è collegamento tra il traffico prodotto e le autorità portuali, perchè in Italia sono i terminalisti a produrre il traffico e a trattarlo. Non le Autorità portuali».
Quale sarà l’esito della battaglia giuridica? Il precedente della Francia
Difficile fare dei pronostici, se Munari si dice certo di un esito positivo per l’Italia, Maresca si mostra «meno ottimista»-«il motivo è la recente sentenza europea nei confronti dello Stato francese» (2008, confermata nel 2013) e il peso che questa potrebbe avere sul giudizio dell’Italia: «Dovranno capire tutte le differenze» tra il nostro paese e la Francia che hanno sistemi portuali diversi. «Ma è evidente che il Tribunale dell’UE ha oggi un orientamento più vicino a quello della Commissione Europea. Però, non rappresenta l’ultimo grado di giudizio, perchè c’è anche la Corte di Giustizia, quindi, gli strumenti giuridici da utilizzare sono diversi».
Così il prof. Zunarelli: «Certo non aiuta il precedente relativo alla Francia, Tuttavia è prematuro pensare ad un piano B».
Zunarelli in quanto al possibile esito della vicenda giuridica non si sbilancia: «i pronostici sono sempre problematici»- «quella dello Stato Italiano è una posizione forte, le Autorità di Sistema portuale non possono essere ricondotte alla categoria delle imprese. Sono enti strumentali dello Stato, assoggettate ad un regime di indirizzo e controllo del ministero» – (MIMS) – «Non vi è distorsione della concorrenza» – «La Commissione ignora che le Autorità di Sistema portuale, per come sono strutturate nella legge italiana, sono riconducibili alle categorie dei soggetti che sono esentate dal pagamento dell’imposta sul reddito per le società» – Argomentazioni che occorrerà far valere con molta forza nelle sedi giurisdizionali europee.
«Il paradosso è che se le entrate fossero dello Stato e questi le girasse alle Autorità di Sistema, le obiezioni della Commissione sarebbero superate. Ma è un’inutile appesantimento del sistema».
Le responsabilità dei governi italiani
Che i governi italiani abbiano forti responsabilità nella mancata gestione dei rapporti con Bruxelles – questione della tassazione porti inclusa – tutti gli esperti sono d’accordo. Zunarelli sottolinea la «mancanza di intervento da lungo tempo a questa parte» e spinge l’acceleratore sulla necessità di una verifica rispetto all’attività della Commissione europea: «Quando la Commissione elabora delle linee guida bisogna intervenire, vigilare e bloccare iniziative che possano essere contro producenti. In passato ci sono esempi in cui sono state lasciate passare enunciazioni di principio che, oggi, penalizzano molto i porti italiani».
Sulla questione ribatte anche Munari: «L’errore commesso negli anni dallo Stato italiano» – «è di non essere mai riuscito a spiegare la natura dei porti italiani, diversa da quella dei porti degli altri Stati europei, ma diversa anche dalle altre infrstrutture nazionali (per esempio gli aeroporti)».
Concessioni, semplificazione e l’attacco a ART
Zunarelli entra a gamba tesa sul tema delle concessioni: «Il governa deve concentrare l’attenzione sulla necessità di alleggerire i procedimenti e, in generale, il regime dei rapporti concessori in ambito portuale. La semplificazione è esigenza che in campo portuale è particolarmente sentita. Per le concessioni, come per le opere portuali è necessario un intervento di semplificazione, alleggerimento e aggiornamento».
L’attenzione si sposta su ART e su questo tema parte un affondo – «Eviterei ulteriori interventi di altri enti, ART compresa, di ulteriori appesantimenti delle norme e procedure in materia di concessione».
Munari interviene a rincarare la dose: «ART c’entra poco con il sistema delle Autorità portuali che devono avere funzioni regolatorie. Non abbiamo bisogno di una autorità indipendente, abbiamo fin troppi soggetti che si ingeriscono nell’attività dei porti».
CONCLUSIONI:
La sessione si conclude con un monito lanciato dal professor Munari: «Oggi dobbiamo fermare una slavina che se cade addosso al sistema della portualità e della logistica italiana e lo può distruggere. Dobbiamo fare sistema e resistere su questi temi. Poi potremmo anche discutere di cambiare il sistema dei porti italiani» – «per il momento teniamoci il nostro siatema, che funziona ed è a rischio di entrare in un mondo di incertezza giuridica, con unico esito che gli investimenti sulle infrastrutture si dirigerebbero altrove».