Il punto di vista dell’esponente del cluster marittimo campano Umberto Masucci in una intervista dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale.
Di Emilia Leonetti
Partiamo dalle riforma portuale, cosa ritiene fortemente innovativo e cosa a suo parere andrebbe migliorato?“Credo che l’aspetto innovativo della riforma sia nel considerare i porti non più solo come terminal ma anche come snodo logistico. A monte della nuova impostazione c’è il Piano Strategico nazionale della portualità e della logistica. Un Piano che finalmente inquadra i porti non già come terminali del trasporto via nave ma come snodi di un sistema intermodale da un porto di partenza al mercato di destinazione della merce. La riforma, questa è anche la novità, ponendo l’accento sulla creazione di un sistema logistico ha portato al vertice delle AdSP managers del settore. Mi preme sottolinearlo, perché questa impostazione e la conseguente scelta sottintende una visione innovativa dei nostri porti in cui il ferro e l’interconnessione mare-ferro-gomma, insieme agli interporti come aree retroportuali di movimentazione e stoccaggio della merce, sono gli elementi essenziali del cambiamento in atto. Cosa andrebbe migliorato? I tempi delle procedure e lo snellimento della burocrazia sono le infrastrutture immateriali che andrebbero velocemente modificate. Qualcosa si sta facendo: penso ai controlli da parte dell’Agenzia delle Dogane, con un meccanismo che ha superato la frammentazione delle verifiche prima effettuate da diversi enti. Non è, però, ancora veramente operativo il ruolo di coordinamento affidato dalla legge di riforma all’Agenzia delle Dogane nei confronti dei diversi enti presenti sul territorio portuale”.
- Il Comitato di Gestione, la scelta di ridurre a 4/5 il numero dei componenti rende il lavoro più celere e proficuo? In circa un anno di lavoro quali sono i maggiori risultati conseguiti e quali gli obiettivi per il prossimo anno?“Per chi come me ha vissuto l’esperienza dei Comitati Portuali, organismi pletorici, la differenza con gli attuali Comitati di gestione è evidente in senso positivo. Noi lavoriamo molto e in modo costruttivo. C’è la volontà da parte di tutti di recuperare il tempo perso negli anni del commissariamento del porto di Napoli e di collaborare alla risoluzione delle questioni che di volta in volta siamo chiamati ad esaminare. Abbiamo approvato, primi in Italia, il POT 2016-2020. Ci siamo riusciti perché abbiamo ragionato, discusso, condiviso con gli Enti, con gli operatori di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia. Il risultato è stato un documento di programmazione frutto del dialogo, del confronto e della sintesi equilibrata delle diverse posizioni via via espresse. Questo grazie al Presidente Pietro Spirito che ha impostato la sua governance sul confronto e sull’ esigenza di decidere. Siamo poi passati a individuare le opere prioritarie per i tre porti.
Per Napoli, siamo partiti dall’area occidentale, e al primo punto è stato posto il progetto per la riqualificazione del molo Beverello. La scelta è stata dettata dalla urgenza di riqualificare un’area interessata da oltre 6 milioni di passeggeri all’anno e dall’opportunità di poter usufruire dei finanziamenti stanziati dal MIT per quelle Autorità del Mezzogiorno d’Italia che entro la fine dell’anno avranno messo a gara progetti di riqualificazione del waterfront. Il nostro lavoro ha riguardato l’intero progetto del waterfront elaborato dallo studio Euvé e che si estende sino all’Immacolatella Vecchia. Per non parlare dell’impegno per far partire i lavori di dragaggio. Lei mi chiede degli obiettivi per l’anno prossimo. Uno sicuramente riguarda il consolidamento dell’industria cantieristica di Castellammare di Stabia. In questo primo anno abbiamo affermato che Castellammare ha due vocazioni: una turistica per la sua posizione geografica e una industriale. Per la prima abbiamo destinato il molo di sottoflutto al traffico da diporto di mega e giga yacht, per la seconda la Regione, d’intesa con il Presidente Spirito, è impegnata a dare continuità alla tradizione nella costruzione navale dello stabilimento di Fincantieri” - Lei è un esponente di rilievo del cluster marittimo non solo napoletano, conosce a fondo il porto di Napoli e le potenzialità. Quale ruolo devono svolgere gli operatori portuali nel processo innescato dalla riforma?“Partiamo da una dato: il sistema campano in un raggio di 250 km, intercetta sette Regioni e 14 milioni di abitanti. La posizione strategica di Napoli, di Salerno e della Campania è indiscussa. A questo si aggiunge ora una governance qualificata, autorevole, con idee chiare . La mia opinione è che tra gli operatori, in particolare, del porto di Napoli debba prevalere la volontà di sviluppare appieno le potenzialità dello scalo mettendo da parte la litigiosità che in alcune fasi della storia più recente ha prevalso. Dico potenzialità perché lo scalo di Napoli, in questi anni, nonostante le difficoltà e i ritardi, ha mantenuto livelli di traffico soddisfacenti. Possiamo ora, grazie ad una visione innovativa e ad una ritrovata capacità decisionale , recuperare sul piano infrastrutturale e dei traffici. Per questo è necessaria la collaborazione degli operatori e dell’intero cluster marittimo campano.”
- Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia. Il sistema campano: quali sono le azioni da mettere in campo per rendere il sistema campano competitivo sul piano internazionale?“I traffici marittimi negli ultimi trent’anni sono stati contraddistinti da due leadership: prima quella americana e poi quella asiatica. La nostra vicinanza ai paesi del nord Africa ci impone di tenere conto anche delle potenzialità di sviluppo, prima di tutto demografico, di quelle aree. Il sistema portuale campano, per rispondere alla sua domanda, deve guardare con attenzione all’Africa, al Mediterraneo, senza per questo tralasciare l’Asia e l’America . Per restare nel Mediterraneo uno dei settori che potrebbero svilupparsi è quello delle autostrade del mare. Se pensa che Napoli-Tunisi sono solo 15 ore di navigazione contro i 21 giorni da Shangai a Napoli.”
- Lei è tra i promotori del Museo del mare. A che punto è il progetto? Cosa prevede? In che modo si inserisce nel più ampio progetto di riqualificazione del waterfront?“Ho apprezzato molto, in questo primo anno, la praticità del Presidente Spirito su questo tema come su altri. Abbiamo creato un piccolo gruppo di lavoro cui partecipa anche il Direttore del MUMA di Genova.
In questi mesi abbiamo visitato tutti i musei e le collezioni campane per verificare l’esistente e per definire così meglio la nostra idea progetto. Il Museo del Mare e dell’Emigrazione, come è noto, sarà realizzato nell’edificio degli ex Magazzini Generali. Con il Sovrintendente Garella abbiamo convenuto che potrebbe essere la location ideale per ospitare le navi romane rinvenute durante i lavori della nuova linea della Metro di Piazza Municipio. Ma al di là di questo importante particolare, dopo aver condiviso l’”idea”del Museo, dobbiamo procedere a tutte le attività successive che vanno dalla governance del Museo alla progettazione, alla messa a gara e alla realizzazione. Per questo i tempi non saranno brevi. Ritengo però significativo essere riusciti in pochi mesi a definire il “concept” e aver creato un gruppo di lavoro coeso.” - Una delle iniziative cui, credo, sia maggiormente legato, è la restituzione del Molo San Vincenzo alla città. A che punto siamo? Cosa pensa si riuscirà a ottenere?“Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, abbiamo già raggiunto con la Marina Militare due accordi di massima : il primo è il futuro accesso continuativo al molo grazie ad una riperimetrazione dell’area militare che libererà la strada di accesso ; il secondo è la disponibilità della Marina e del Ministero della Difesa all’uso civile ed a un dual use della banchina degli edifici che a partire dal Piazzale Alzabandiera corrono lungo la banchina sino all’eliporto. Siamo in attesa della definizione del protocollo e della firma da parte del Ministro Pinotti e del Ministro Del Rio. Intanto l’AdSP ha avviato i lavori di manutenzione della pavimentazione e dei sotto servizi a partire dalla testata del Molo, in corrispondenza della statua di San Gennaro .Mi auguro che i tempi siano rapidi e che entro l’estate 2018 il Molo San Vincenzo sia finalmente accessibile ”
- Uno dei ruoli del Propeller è quello di creare “ponti” con altre realtà portuali. In questi anni avete effettuato missioni di lavoro in Africa, in Spagna, in Grecia. Avete organizzato convegni sul tema del dragaggio, del waterfront. Quali i risultati?“Il nostro è prima di tutto un ruolo di pungolo verso le Pubbliche Amministrazioni. Tre anni fa, per esempio, organizzammo, durante la Naples Shipping Week, un convegno sul tema dei dragaggi. Il decreto governativo che ha semplificato le procedure dei dragaggi dei porti SIN, è frutto in qualche modo delle proposte e delle richieste che si fecero in quell’occasione.
Anche sul Molo San Vincenzo da anni proponiamo, attraverso eventi, convegni, incontri, l’apertura. Uno dei principali risultati è stato aver coinvolto altre associazioni, CNR, ordini professionali che con noi condividono l’impegno nell’ottenere l’apertura alla città. Abbiamo di recente anche dato vita all’associazione “Friends of Molo San Vincenzo”. Per quanto riguarda le missioni di lavoro all’estero, siamo appena reduci da un viaggio in Cina cui ha partecipato anche l’AdSP del Mar Tirreno Centrale. Siamo stati ad Hongkong e a Shenzen la più grande “special economy area” del mondo aperta da 25 anni. Abbiamo incontrato ministri, operatori, spedizionieri, etc. E’ servito per conoscere le opportunità e le condizioni per realizzarle. Da qualche tempo collabora con noi il centro di ricerca del Banco di Napoli, SRM ,un’eccellenza nazionale, che è per noi un importante valore aggiunto. Lo preciso perché è una collaborazione che ci aiuta a dare alla nostra attività un supporto di analisi e quindi di prospettiva indispensabili per il cluster marittimo.” - Un’ultima domanda. Vorrei tornare sul sistema. Qual è la sua idea di sistema? Mi riferisco all’affermazione di un sistema intermodale di trasporto, agli interporti come aree retroportuali, alle potenzialità di sviluppo dei porti legate alle ZES di Napoli e Salerno.“Partirei da una dato, da quello che c’è: i porti, gli interporti nella posizione in cui li abbiamo trovati. Il nostro compito è ,partendo da questo dato, riuscire a mettere in rete la logistica. Per esempio l’intermodalismo ferroviario al Sud è all’anno zero, Quello che stiamo cercando di fare è accompagnare, a Napoli, un grande terminal container come la Nuova Darsena di Levante anche con un efficientamento ferroviario. Mentre La Spezia e Trieste hanno superato il 30% del trasporto su ferro, noi qui siamo all’anno zero. Cosa fare? Dobbiamo creare le infrastrutture, quindi collegamenti con la ferrovia, possibilità di comporre treni di 750 m.. Agli operatori poi il compito di promuovere modalità logistiche intermodali che favoriscano il collegamento con gli interporti e con l’inland . Oggi vedo grande apertura da parte della Presidenza dell’AdSP, apertura indispensabile per trovare soluzioni, collaborazioni e decisioni condivise. Anche per le ZES i Presidenti delle AdSP avranno un ruolo centrale, ciò è sintomatico della centralità riconosciuta ai porti. Avere zone a fiscalità di vantaggio nell’immediato retroterra offrirà opportunità alle ZES di avere una logistica favorevole e dall’altro al porto di crescere in attività e quindi in traffici. Faccio l’ esempio di Tanger Med. Ci colpì molto , durante la visita Propeller,la dimensione della zona franca e le connessioni con il porto. Anche la visita a Shenzen è importante per vedere come hanno trasformato un villaggio di 60 mila pescatori in uno di 12 milioni di abitanti. Soprattutto in un’area che produce un quarto del PIL italiano e rappresenta il terzo porto al mondo per traffico container. Le ZES ,se correttamente realizzate e gestite, potranno rappresentare un’ opportunità per i porti campani e per il sistema produttivo.
Mi preme concludere affermando che ho avuto anche modo in questi mesi di apprezzare l’impegno e la capacità di molte persone che lavorano in Autorita’ Portuale, a dimostrazione di quello che da anni sostenevo e cioè che ,in presenza della giusta guida e motivazioni , il nostro personale avrebbe avuto una positiva reazione”