ROMA – Tra i grandi progetti di rilancio economico avviati per il PNRR, Confindustria ha individuato nell’Economia del Mare un comparto sul quale è più che mai necessario elaborare una strategia complessiva e specifica, valorizzandone le singole e già rilevanti potenzialità in una visione di sistema, contribuendo in modo significativo allo sviluppo e alla competitività, su scala produttiva e territoriale, dell’intero Paese.
Su questi aspetti, Confindustria ha avviato, insieme al sistema associativo confederale – e in particolare con le rappresentanze del cluster marittimo-portuale e con la collaborazione di SRM – l’elaborazione di un progetto di sviluppo strategico volto a rafforzare la competitività dell’Economia del Mare.
Da queste discussioni ha preso vita il convegno Progetto Mare, organizzato da Confindustria e svolto a Roma, presso l’Auditorium della Tecnica .
Durante la tavola Rotonda sul tema “Governance e riforme, infrastrutture e intermodalità”, è intervenuto il presidente Assiterminal, Luca Becce, sul tema della governance e delle concessioni portuali e del loro sviluppo in un’ottica sistemica.
Rispondendo alle domande del giornalista David Parenzo, Becce ha dichiarato che in questi ultimi decenni il mondo della logistica ha conosciuto una profonda trasformazione che ne ha mutato radicalmente le caratteristiche, con una sempre più stretta connessione con la dimensione industriale e produttiva e con una sempre crescente dinamica di globalizzazione nella competizione economica.
Nel settore dei trasporti marittimi ciò si è visto in modo ancora più radicale in quanto esiste una relazione stretta fra il fenomeno delle mega ship e la concentrazione che verificatasi nel settore.
Di fronte a ciò è sempre più importante un approccio strategico ai temi dello sviluppo infrastrutturale, materiale e immateriale (digitalizzazione).
Il fallimento della “riforma Delrio” è il fallimento in Italia dell’impostazione del Piano strategico Nazionale delle infrastrutture e della Logistica del 2015, che portava al livello nazionale la necessità di allocare le scelte strategiche infrastrutturali per connetterle con la dimensione economica e politica europea.
Tutto ciò si è scontrato ed è stato minato dalla scellerata riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, in materia di concorrenza tra Stato e Regioni, con gli effetti a cascata sulla logica della riforma L.169 vanificando nei fatti la logica sottesa agli accorpamenti delle 25 AP nelle nuove ADSP, che avrebbero dovuto significare non una fusione burocratica delle vecchie AP ma il subentro di una logica di sistema coordinato dal tavolo nazionale dei presidenti delle ADSP presieduto dal ministro e competente sulle scelte di sviluppo infrastrutturale portuale, che mettevano al centro, dal Piano strategico, non nell’estensione delle opere portuali ma la connessione dei porti con i mercati.
Il presidente di Assiterminal ha concluso: «La discussione, peraltro surreale in questo quadro, sulla natura giuridica delle ADSP rappresenta non un tentativo di sviluppare e ripristinare quella logica strategica, ma al contrario di restaurare una logica ancora più localistica».