Assiterminal – La battaglia dei porti italiani in Europa, il super pool di esperti fa chiarezza

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La Commissione Europea il 4 dicembre scorso ha adottato la decisione di procedere contro l’Italia per presunta violazione delle norme di aiuti di Stato per le nostre Autorità di Sistema Portuale. Le quali, sostiene l’Europa, sono imprese ma non pagano le tasse sul reddito per i canoni demaniali percepiti e, pertanto, chiede all’Italia di far pagare alle AdSP le tasse sull’attività d’impresa. Una posizione alla quale la risposta del governo è stata quella di ricorrere alla Corte di Giustizia europea. Si aprirà, pertanto, un contenzioso dal quale dipende il futuro del sistema portuale italiano.

Quali sono le condizioni giuridiche e politiche per vincere questa battaglia in Europa? Quali i possibili scenari? Le ripercussioni per il nostro Sistema portuale? Sono questi i temi lanciati dalla conferenza digitale organizzata da Assiterminal, Associaziona Italiana Terminalisti Portuali, in occasione del ventesimo anno dalla sua nascita.

A fare chiarezza sugli aspetti tecnico-giurici è intervenuto un pool di tre massimi esperti a livello nazionale ed europeo,  il prof. Francesco Munari, Diritto internazionale, antitrust e diritto dei porti, dei trasporti e della navigazione marittima e aerea, il prof. Davide Maresca, Aiuti di Stato, concorrenza e regolazione delle infrastrutture di trasporto. e il prof. Stefano Zunarelli, Diritto dei trasporti e della navigazione.

Dal bibattito a tre voci è emersa una visione sostanzialmente omogenea, sono stati tracciati i confini di: “debolezze”, “sbagliate prospettive” ed “errori” da parte della Commissione e, di cui lo Stato Italiano deve rispondere difronte alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. Le tre analisi sono state univoche anche nella valutazione degli elementi di debolezze della posizione italiana.
La certezza comune è che dall’esito del contenzioso, nelle sedi giurisdizionali europee competenti a più livelli, dipende il futuro sistema portuale italiano perchè ha spiegato il prof Munari “oggetto della decisione europea saranno non solo i canoni demaniali, ma anche tutte le altre tasse: quelle portuali, quelle sulle merci, qualunque tassa di scopo imposta, che non sono attività di impresa”.

Pertanto è una “decisione sbagliata quella emanata dalla Commissione Europea” già nella genesi, spiega Munari: “una “formazione che è un’origine di template fatta in altri Stati membri poi estesa ad altre situazioni”.
Sulla natura delle Autorità Portualila Commissione fa un’errore di prospettiva” – “sono enti pubblici non economici, lo dice la legge, non esiste nessun precedente della Corte di Giustizia che lo nega” e le sentenze del passato lo confermano.

Sull’eclusione della natura tributaria dei canoni demaniali e di tutte le tasse portuali, Munari dice – “La Commissione considera ingiusto che una amministrazione non paghi le tasse, ma non si rende conto che nessuna amministrazione italiana paga le tasse. Le Autorità portuali sono vere e proprie amministrazioni perchè fanno capo, a tutti gli effetti, al ministero dei Trasporti” – “Il fatto che debbano pagare le tasse è un principio del diritto tributario non accettabil“  – Tant’è che “le entrate delle Autorità portuali sono soggette a vincolo di destinazione, hanno regole stringenti determinate dalla loro natura”.

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Le distorsioni sulla concorrenza:
“Secondo la Commissione sarebbero avvantaggiate le Autorità portuali rispetto ad altri, ma le amministrazioni dei porti non hanno nessun soggetto comparabile, nello stato di fatto e di diritto, perchè non c’è un ulteriore regime alternativo in Italia” – “Non ci sono porti privati che pagano le tasse in Italia”. E ancora – “Le distorsioni sulla concorrenza sono inesistenti, le Autorità di Sistema portuale non concorrono con nessuno, non c’è un mercato del demanio su cui contendere perchè il demanio è tutto dello Stato. In Italia abbiamo un regime diverso da altri porti europei”.

Al tema dei criteri del vantaggio economico si allaccia il prof. Maresca “le Autorità di Sistema portuale in Italia non hanno un vantaggio economico effettivo, l’ipotetica rilevanza del traffico prodotto sui terminal italiani, rispetto alla competizione dei terminal di altri Stati membri, non c’è collegamento tra traffico prodotto e le autorità portuali, perchè in Italia sono i terminalisti a produrre il traffico e a trattarlo”
Quale sarà l’esito della battaglia giuridica? Difficili i pronostici, ma se Munari si dice certo di un esito positivo per l’Italia, Maresca si mostra “meno ottimista” “il motivo è la recente sentenza europea nei confronti dello Stato francese” (2008, confermata nel 2013) – “La Commissione, il Tribunale di primo grado dell’Unione europea dovranno capire tutte le differenze” tra il nostro paese e la Francia – “gli strumenti giuridici da utilizzare sono diversi”.

Certo che “il precedente relativo alla Francia non aiuta, tuttavia è prematuro pensare ad un piano B” ” – interviene il prof. Zunarelli, semza sbilanciarsi “in pronostici , sempre problematici”. Tuttavia Zunarelli precisa che “quella dello Stato Italiano è una posizione forte, le Autorità di Sistema portuale non possono essere ricondotte alla categoria delle imprese. Sono enti strumentali dello Stato assoggettate a un regime di indirizzo e controllo del Mit. Non vi è distorsione della concorrenza” – “La Commissione ignora che le Autorità di Sistema portuale, per come sono strutturate nella legge italiana, sono riconducibili alle categorie dei soggetti che sono esentate dal pagamento dell’imposta sul reddito per le società” – Argomentazioni che occorrerà far valere con molta forza nelle sedi giurisdizionali europee.
“Il paradosso è che se le entrate fossero dello Stato e questi le girasse alle Autorità di Sistema, le obiezioni della Commissione sarebbero superate. Ma è un’inutile appesantimento del sistema”

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Le responsabilità dei governi italiani
Che i governi italiani abbiano forti responsabilità nella mancata gestione dei rapporti con Bruxelles – questione tassazione porti inclusa –  gli esperti sono d’accordo. Zunarelli sottolinea la mancanza di intervento “da lungo tempo a questa parte” e spinge l’acceleratore sulla necessità di una verifica rispetto all’attività della Commissione europea: “Quando la Commissione elabora delle linee guida bisogna intervenire, vigilare e bloccare iniziative che possano essere contro producenti. In passato ci sono esempi in cui sono state lasciate passare enunciazioni di principio che oggi penalizzano molto i porti italiani”.
Sulla questione ribatte anche Munari: “L’errore commesso negli anni dallo Stato italiano” “è di non essere mai riuscito a spiegare la natura dei porti italiani, diversa da quella dei porti degli altri Stati europei, ma diversa anche dalle altre infrstrutture nazionali (per esempio gli.areoporti)”.

Concessioni, semplificazione e l’attacco a ART
Zunarelli entra a gamba tesa sul tema concessioni: “Il governa deve concentrare l’attenzione sulla necessità di alleggerire i procedimenti e in generale il regime dei rapporti concessori in ambito portuale. La semplificazione è esigenza che in campo portuale è particolarmente sentita.
Per le concessioni, come per le opere portuali è necessario un intervento di semplificazione e di alleggerimento e di aggiornamento” – L’attenzione si sposta su ART e parte l’affondo – “Eviterei ulteriori interventi di altri enti, ART compresa, di ulteriori appesantimenti delle norme e procedure in materia di concessione. L’assist passa a al prof. Munari che rincara la dose: “ART c’entra poco con il sistema delle Autorità portuali, che devono avere funzioni regolatorie non abbiamo bisogno di una autorità indipendente, abbiamo fin troppi soggetti che si ingeriscono nell’attività dei porti”

Per le conclusioni della sessione il prof Munari lancia un monito: “Oggi dobbiamo fermare una slavina che se cade addosso al sistema della portualità e della logistica italiana e lo può distruggere. Dobbiamo fare sistema e resistere su questi temi”. Poi potremmo anche discutere di cambiare il sistema dei porti italiani, “per il momento teniamoci il nostro, che funziona ed, è a rischio di entrare in un mondo di incertezza giuridica, con unico esito che gli investimenti sulle infrastrutture si dirigerebbero altrove.

Lucia Nappi

 

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