ROMA – Assiterminal fa il punto su “scadenze, attese e quotidianità”. L’associazione italiana terminalisti portuali, a distanza di una settimana dalla presentazione delle strategie a sostegno del sistema terminalistico nazionale, attraverso tre progetti di “Transizione digitale, transizione energetica e transizione sostenibile” sviluppati insieme a: RINA, NatPower e Circle – in un nota mette in fila le «tematiche» e gli «svariati fenomeni» che incidono sulla capacità di fare impresa per la portualità nazionale.
Un’analisi tagliente con cui Assiterminal indica, ancora una volta, alla politica, quello che non si sblocca e rimane imbrigliato da un sistema per il quale «la portualità è centrale, strategica, essenziale a seconda del contesto, del momento» – Che mentre a livello globale si giocano partite strategiche «anche sui porti e sulla logistica» a livello europeo «permangono le incertezze tra ETS e Omnibus annunciati» – e a livello nazionale – «si fa fatica a fare sintesi per 11 presidenti, si discute ancora di canoni concessori» …. «di Piani regolatori, di transizione energetica….».
Ecco il testo integrale di Assiterminal
«Anche il mese di marzo si avvia al termine in una quaresima contraddistinta sempre dalle stesse tematiche: scadenze, attese e quotidianità.
La quotidianità si contraddistingue ormai in un costante cambiamento di scenari in cui qualsiasi principio di business continuity viene stressato dai più svariati fenomeni che incidono sulla nostra capacità di fare impresa: quasi quasi il 2008 era stata una passeggiata di salute se paragonato agli ultimi 4 anni. In tutto ciò il “privato” naviga sul mercato dotandosi di strumenti di
Governance sempre più flessibili (in termini di pianificazione, programmazione e capacità di reazione), mentre il Pubblico fatica ad adeguarsi: nei porti la Governance funziona se si è capaci di valorizzare la sua dualità, tra concedente e concessionario, attraverso il rispetto delle regole, da parte di entrambi, ma anche della condivisione degli impatti dei cambiamenti: ci riferiamo al noto tema del riequilibrio economico finanziario (bilaterale) che facciamo ancora fatica a far diventare un normale strumento e virtuoso strumento di partnership tra chi investe, opera, produce e chi concede, verifica e controlla.
Prossimi alla Pasqua l’attesa di Godot si sfuma: recentemente è stato richiamato in un articolo quella che fu l’azione del Cardinale Siri in un momento aspro del Porto di Genova; probabilmente un modello di mediazione irripetibile, ma forse anche inutile in un contesto in cui, ribadiamolo, le regole e gli strumenti per una governance efficace sono scritti nelle norme vigenti al netto della dimostrazione che non bastano le leggi se poi non c’è la volontà, capacità, opportunità di metterle in pratica.
Ciò non significa che una centralizzazione della visione, pianificazione, capacità decisionale, come diciamo da tempo, non serva, anzi, ma è anche vero che nel frattempo gli strumenti normativi a disposizione si possano sfruttare al meglio.
Magari, così facendo, alcune situazioni conflittuali e di disordine in diverse portualità non si sarebbero verificate, magari, se la relazione centro periferia fosse stata esercitata in modalità diversa, alcune sintesi, composizioni o scelte, sarebbero state gestite per tempo senza lasciare alibi a chi si è poi trovato a dover utilizzare strumenti diversi per affermare le proprie aspettative o il proprio piano di impresa.
Il controllo qualità sulle scadenze non è andato a buon fine. È evidente e ben si comprende che la “politica” debba fare i conti con equilibri e rapporti che vanno ben oltre i porti: la portualità è centrale, strategica, essenziale a seconda del contesto, del momento, delle priorità; con tutto quello che succede in giro per il mondo, le campagne elettorali che si susseguono in giro per l’Italia, le dinamiche di mercato, tutta questa centralità pare non godere sempre della stessa attenzione e efficacia.
A livello mondiale Stati e Big Player giocano, a vario titolo, partite geoeconomiche e politiche anche sui porti e sulla logistica, tra dazi annunciati e riposizionamenti di hub produttivi, in Europa permangono le incertezze tra ETS e Omnibus annunciati, mentre nella penisola si fa fatica a fare sintesi per 11 Presidenti, si discute ancora di canoni concessori dopo la recente sentenza del TAR, di Piani regolatori, di transizione energetica (non solo shore power), di sostenibilità del prossimo bando sulla digitalizzazione: aver presentato i 3 progetti concreti la scorsa settimana non è stato per distrazione, ma perchè sul resto abbiamo difficoltà a dire ai nostri associati qualcosa di concreto».