“Caffè” con Alessandro Ferrari: “Message in a bottle”

Messaggio bottiglia

LIVORNO – “Caffè” – Oggi il nostro caffè lo prendiamo con Alessandro Ferrari, direttore di Assiterminal. Ogni tanto è giusto fare una pausa caffè, appena il tempo di una riflessione, senza pretesa di analisi, un pensiero ironico o sarcastico, a seconda. Comunque sempre uno sguardo sul mondo di porti, trasporti via mare e via terra e logistica

“Message in a bottle” – di Alessandro Ferrari

«C’è nessunooo? Si domandava una particella di sodio vagando solitaria in una bottiglia d’acqua … la stessa bottiglia che richiamano i Police “Manderò un SOS al mondo, | manderò un SOS al mondo, | spero che qualcuno riceva il mio | messaggio in bottiglia”

Ora, senza scomodare Sting, quello che la portualità tutta, in Italia sta cercando di comunicare, richiama la simpatica particella immaginandola rinchiusa in una bottiglia che lambisce le nostre coste e i suoi porti senza che “la politica” raccolga i suoi messaggi … ma non ci faremo sopraffare dalla sindrome di Stoccolma … quantomeno perché i porti del Nord Europa sorridono di questa situazione.

Per carità, dalla sospensione dei canoni siamo passati alla possibilità di riduzione sino all’azzeramento: ma con quali criteri e quali garanzie per accedere a avanzi di amministrazione delle ADSP che sono in buona parte già vincolati? E – in assenza di criteri sui quali dovremo lavorare – quanti disequilibri si creeranno tra porto e porto a parità di tipologia/contrazione di traffici?

E poi, diciamolo: nei porti la contrazione è più che evidente e questo comporta una sommatoria di contrazioni per le entrate delle ADSP che si prefigurano già bilanci soggetti al carotaggio della Corte dei Conti.

Intanto per Alitalia vengono stanziati 3 miliardi … ma questa è un’altra storia.
Forse Bat Man potrebbe pensare di contrastare Gothamcity ma i supereroi sono per ora confinati solo nei fumetti.

Che dire poi della vision sul lavoro: a parità di lavoratori nei porti si leggono misure certe di ristoro per 3.000 lavoratori delle compagnie portuali (sino a 2milioni di euro per anno) che si sommano alle tutele dell’art.17, co.15 bis e solo ammortizzatori sociali per gli altri più di 20.000 lavoratori delle imprese private?

Parafrasando Nanni Moretti “di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa anche non di sinistra, di civilità … di’ una cosa, di’ qualcosa! Reagisci! … direi che c’è un qualcosa di distonico nella perequazione che si produce: ma forse abbiamo noi una visione distorta dei processi produttivi e dell’efficientamento dei sistemi organizzativi dei porti e della logistica.

Se ancora qualcuno avesse dei dubbi sulla percezione del “valore” del “fare e essere” impresa ci si può soffermare anche sulla perversa intuizione di addossare in capo alle aziende l’onere della prova sul nesso di causalità positività COVID/mansione lavorativa: attenzione però l’INAIL e il Ministero del “welfare” rassicurano che se uno segue i protocolli rischia meno … a righe o a quadrettiverrebbe da chiedere?

«Quindi, aspetto che riaprano i bar per prendermi un caffè al banco, lascio il monouso freddo e annacquato dalle letture delle norme “sopra i tavolini dei caffè all’aperto e ti domandi incerto chi sei tu” …e mi rimetto al lavoro ».

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