La crisi del Porto Canale di Cagliari nella Lettera dei lavoratori del Terminal container CICT – La procedura di licenziamento in atto vede coinvolti 210 addetti.
di Lucia Nappi
CAGLIARI – Un lungo sfogo quello contenuto nella lettera aperta che i lavoratori del Porto Canale di Cagliari hanno consegnato stamani a Corriere marittimo. Un focus sulla profonda crisi che avvolge lo scalo e che vede in atto la procedura di licenziamento avviata nei confronti dei 210 addetti della società terminalistica CICT Cagliari International Container Terminal, azienda partecipata al 92% dal Gruppo Contship Italia, principale terminal container del porto.
Una criticità ampia, quella del Porto Canale, non solo limitata al terminal container CICT, ma che riguarderebbe anche le altre aziende e che complessivamente vedrebbe a rischio circa 350 lavoratori oltre a tutto l’indotto ad esso collegato. A complicare la situazione la decisione di Hapag Lloyd, principale operatore del Terminal CICT, di abbandonare lo scalo, decisione effettiva già dai primi di giugno scorso che ha fatto così svanire alcune aspettative di ripresa dei traffici.
Per salvare questi posti di lavoro nei giorni scorsi sono scese in campo anche le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil chiedendo un incontro al premier Giuseppe Conte e ai ministri del Lavoro e del Sud: Luigi Di Maio e Barbara Lezzi.
Stamani l’appello accorato, quello contenuto nella lettera dei lavoratori, del quale pubblichiamo alcuni passaggi:
Lettera aperta dei lavoratori del porto Canale
“Siamo quasi a fine luglio e la fatidica data del 31 agosto 2019, giorno nel quale la società Porto Industriale Cagliari S.p.A. (nota col marchio commerciale CICT ovvero Cagliari International Container Terminal) dovrà chiudere, si avvicina inesorabilmente. In questi ultimi mesi noi lavoratori” – “abbiamo assititito inermi ad un susseguirsi continuo di notizie, articoli, interviste. E’ mancata solo la voce che più serviva sentire, le parole che in tanti aspettavano con ansia”- “dalla direzione dell’azienda (e dalla capogruppo Contship) sono arrivate solo parole di circostanza: “abbiate pazienza e fiducia, stiamo cercando nuovi clienti”
“Leggiamo che la causa della crisi è da ricercarsi nel mercato e nei suoi cambiamenti, nelle alleanze tra clienti, ma soprattutto nell’inadeguatezza di Cagliari. Si parla infatti di spazi limitati e mancanza di moderne infrastrutture ferroviarie e stradali” –
“Tangeri, nostro attuale concorrente nonché porto nel quale Contship ha investito enormi quantità di denaro negli ultimi 10 anni, è circondato da montagne e dal mare, si tratta a tutti gli effetti di un porto creato dal nulla, rubando terreno al mare e alle spiagge. Un porto nel quale si movimentano migliaia di container ogni giorno, centinaia di navi al mese e che evidentemente non ha altri spazi disponibili per un’eventuale espansione.
Poi c’è Malta, un’isola come la Sardegna, nella quale vivono la metà degli abitanti residenti in Sardegna e dove ovviamente non è possibile avere collegamenti terrestri con un mercato di grandi dimensioni come quello nordeuropeo. Eppure a Malta si muovono oltre 3 milioni di container all’anno! Come è possibile? Semplicemente si tratta di container in transhipment, ossia merci che vengono scaricate da una nave e imbarcate su un’altra, lo stesso tipo di attività svolta principalmente a Cagliari. Però le notizie dicono che il transhipment è morto e che quindi a Cagliari non e possibile continuare a lavorare, qualcosa non torna”.
”Le cause della crisi” -“si tratta soprattutto di una scelta aziendale”-“si è scelto di spostare i propri interessi altrove: soprattutto Tangeri ma anche, recentemente, l’isola di Cipro. In questi ultimi due anni l’azienda ha semplicemente tenuto Cagliari in uno stato di semi-attività esclusivamente per evitare che il subentro di un altro eventuale operatore concorrente potesse creare difficoltà allo sviluppo di Tangeri, e allo stesso tempo ha impiegato parte del personale di CICT per formare i “colleghi” marocchini.
“La parte politica” – “anni di promesse mai mantenute che hanno provocato enormi ritardi nello sviluppo di un porto rimasto sempre lo stesso negli ultimi 15 anni”
LE RICHIESTE:
- “Cassa Integrazione” – “unico strumento utile per la salvaguardia dei posti di lavoro e la sopravvivenza di oltre 200 famiglie.
- “Incentivi utili a rilanciare il porto: Zona Franca, ZES (Zona Economica Speciale), riduzione sostanziale dei costi portuali per un minimo di 5 anni.”
- “Contship a cedere le proprie quote azionarie a costo zero’ – ‘in attesa di un nuovo operatore desideroso di investire nella nostra realtà.”