Si è concluso il primo round per CFFT – Civitavecchia Fruit Forest Terminal – che ha perso il ricorso al Tar del Lazio contro il ministero della Salute, relativo alle tariffe applicate dal Posto di Controllo Frontaliero Porto di Civitavecchia.
CIVITAVECCHIA – Il Tar del Lazio (con Sentenza n. 346/2022) ha respinto il ricorso presentato a maggio scorso dalla società Italo-belga CIVITAVECCHIA FRUIT & FOREST TERMINAL S.P.A. (CFFT) nel quale la società impugnava la Nota del Ministero della Salute – Posto di Controllo Frontaliero Porto di Civitavecchia (PCF) n. 0000470 del 29.03.2021 (la “Nota”) – avente ad oggetto il Decreto Legislativo 2 febbraio 2021 n. 32, di adeguamento al Regolamento (UE) 2017/625 – relativa alle specifiche tariffe applicate dal PCF alle operazioni di controllo svolte presso i magazzini CFFT a partite di animali e merci in transito verso navi da crociera, basi militari e verso altri magazzini doganali nell’UE.
Si delinea pertanto una vicenda complessa, la società ha dichiarata l’intenzione di valutare un ricorso in appello al Consiglio di Stato e di essere intenzionata di intraprendere “ogni ulteriore iniziativa legale utile per il ripristino del regime tariffario previgente la nota, contestando la violazione delle norme comunitarie poste a tutela della concorrenza”.
“La Nota impugnata, senza preavviso – spiega la società – senza alcuna preventiva istruttoria e senza alcun mutamento nel tipo e nell’intensità dei controlli rispetto a quelli svolti il giorno prima alle stesse operazioni di controllo svolte presso i magazzini CFFT, ha prodotto un aumento esponenziale dei costi a fronte della ribadita non mutata tipologia ed intensità dai controlli da parte del PCF; basti dire che in conseguenza della Nota, e del citato D.lgs. 32/2021 a cui la stessa fa rinvio, la tariffa dei controlli è passata da Euro 30 + 20 ogni quarto d’ora di lavoro per addetto al controllo, in pratica Euro 30 + 20 ogni 10 certificati, ad oltre Euro 50 per ogni singola operazione di controllo e certificato”.
Una sentenza che va a creare un disallineamento delle politiche tariffarie tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione europea – dice CFFT e che “ha indotto i nostri clienti a segnalarci anche l’intenzione di indirizzare i propri traffici di importazione verso altri porti dell’Unione Europea, se il regime tariffario introdotto dal D.Lgs 32/2021, e applicato alla CFFT dalla Nota PCF impugnata, non dovesse tornare ai valori precedenti”.
E ciò nonostante che anche il Regolamento (UE) 2017/625, che si applicava già dal 2019, prevedesse anch’esso, per le PARTITE DI ANIMALI E MERCI IN TRANSITO O TRASBORDATE PROVENIENTI DA PAESI TERZI” (Punto VII dell’allegato IV) – come sono quelle del caso di specie CFFT -, solo ed esclusivamente “30 EUR per partita, con una maggiorazione di 20 EUR per quarto d’ora di lavoro svolto da ogni addetto ai controlli”.
Di tanto si sono immediatamente lamentati i clienti di CFFT sui quali incombe, in ultima istanza, ogni onere tariffario imposto dal PCF e sui quali CFFT “ribalta” detto costo.
CFFT si è fatta quindi carico di intraprendere l’iniziativa giudiziale contro la Nota, anzitutto a tutela dei propri clienti diretti; ma anche a tutela degli interessi del Porto di Civitavecchia, e dei suoi operatori tutti, per mantenere invariati i livelli tariffari e quindi proteggere il traffico commerciale del porto stesso. Risulta infatti a CFFT, dalla segnalazione dei propri clienti, che altri Paesi dell’Unione Europea avrebbero applicato il Regolamento mantenendo invariato il livello tariffario dei servizi di controllo frontaliero all’importazione dei prodotti sopra citati. Solo l’Italia avrebbe, con il citato D.Lgs. 32/2021 (intervenuto a 3 anni dall’entrata in vigore del Regolamento UE), adeguato la normativa interna al Regolamento introducendo un ingiustificato aumento delle tariffe in parola, e in misura tanto significativa.