I lockdown imposti dai governi continuano a causare la congestione del traffico di container nei porti di tutto il mondo. A risentirne particolarmente è il traffico reefer. Sotto pressione a causa della congestione nelle Filippine, il porto di Manila, che la scorsa settimana ha annunciato la completa saturazione per la sosta e stoccaggio dei container, richiedendo alle compagnie di dirottare il traffico in importazione, verso porti vicini o di trasbordo. L’isola si trova infatti sotto lockdown già da metà marzo, ed una settimana fa, il 7 aprile, la quarantena veniva prorogata fino al 30 aprile. Provvedimento che ha impedito alle aziende di ritirare i propri contenitori ed ha creato un effetto soffocamento, soprattutto per il settore reefer, a causa della mancanza di disponibilità di prese per lo stoccaggio dei container refrigerati. Riguardo al problema è intervenuta anche una Task Force inter-agenzia filippina per creare nuove politiche per liberare il porto. E’ stata data priorità alla merce in arrivo di prima necessità: cibo, medicine, attrezzature mediche. Per quanto riguarda la sosta dei container il porto ha imposto il ritiro entro dieci giorni, in caso contrario, questi saranno dichiarati abbandonati. Le autorità filippine hanno imposto sanzioni tali da garantire che i destinatari e gli importatori ritirino la merce, in un arco temporale che è stato loro concesso. Riguardo ai contenitori refrigerati, le autorità hanno imposto il loro ritiro entro cinque-sette giorni, e per i container non reclamati è stato concesso un periodo di tempo di tre giorni, oltre i quali questi verranno dichiarati beni abbandonati.
Cina
Nei porti cinesi l’indisponibilità di reefer plug si è manifestata dal mese di febbraio, quando l’onda del Coronavirus aveva colpito il Paese, causando anche l’inpennata dei costi di trasporto da parte delle maggiori compagnie. Maersk, ONE e CMA CGM, avevano introdotto, pertanto, una ‘congestion surcharge’ per i container refrigerati diretti in Cina, nei porti di Shanghai e Xingang e Ningbo, con un aggravio di costo – tra i 1000 e i 1250 dollari a container, questo naturalmente per coprire i costi aggiuntivi dovuti ai cambiamenti delle spedizioni e del monitoraggio.
India
Lo stesso fenomeno si sta verificando anche nei porti indiani, che stanno affrontando gravi disagi di saturazione, da quando il Paese è entrato nel blocco il 24 marzo. Secondo un rapporto prodotto della Hindu Business Line, la Container Freight Stations Association of India (CFSAI) – alcuni porti indiani, come Jawaharlal Nehru Port Trust, Mundra, Pipavav e Hazira, starebbero distribuendo i container nei vicini terminal nel tentativo di ridurre la congestione.
Bangladesh
Ad affrontare questa sfida anche il Bangladesh la cui supply chain si troverebbe al punto del soffocamento a causa della pandemia. «Il porto di Chittagong sta esaurendo le reefer plug disponibili, poiché gli importatori non ritirano le merci» – A dirlo è Lars Jensen, Ceo di SeaIntelligence Consulting – «Diversi vettori hanno annunciato una ‘congestion surcharge’ a causa delle spese di congestione per i reefer e si riservano il diritto di scaricare il carico di reefer in Bangladesh, ma in altri hub di trasbordo fino a quando non sarà nuovamente possibile spedirli in Bangladesh» – Inoltre conclude Jensen «è prevedibile, nelle prossime settimane, la diffusione dello stesso problema di congestione anche in altri porti».
Lucia Nappi