Safety portuale: Tre punti di vista dello stesso problema – Intervengono: Francesco Mariani, segretario generale Assoporti, Claudio Costa, direttore sicurezza APM Terminals Vado Ligure, Francesco Bandiera, presidente Fedepiloti. (Video Interviste)
di Lucia Nappi
GENOVA – “Nel settore portuale si verificano 124 infortuni sul lavoro ogni 1000 addetti, mentre negli altri comparti il livello degli infortuni è di 29 sempre su 1000 addetti. La forte rilevanza dei numeri mette in luce come il settore portuale sia maggiormente rischioso rispetto ad altri”. I dati provengono da una ricerca condotta dall’Inail nel 2018, a spiegarlo è Francesco Mariani, segretario generale di Assoporti, intervenuto al convegno sulla safety portuale, svolto durante la settimana dello shipping genovese.
L’attività portuale ha caratteristiche che la rendono differente da qualsiasi altro comparto, poichè nei porti si effettuano modalità di trasporto plurimodale (navi, mezzi di carico, mezzi di trasporto, ferrovia ecc.) con alto livello tecnologico. Le navi, soggette al fenomeno del gigantismo, spiega Mariani, ampliano sempre più il grado di automazione con frequenti cambiamenti nelle quantità e nelle tipologie delle merci, questo determina anche un lavoro ad alto rischio. “Nei porti italiani tiene testa il settore ro-ro nel quale, anche se interviene la tecnologia, il lavoro manuale dell’uomo è ancora pesante e pertanto rischioso”. Gli incidenti si verificano con facilità tra i lavoratori ex art 16 (L. 84/94) prestatori d’opera e art. 17(L. 84/94). “Riguardo al personale art. 16, c’è molto da migliorare, le aziende non sono strutturate e spesso si fanno concorrenza tra di loro, andando al ribasso sui costi del lavoro, ne consegue che diminuisce la capacità di queste aziende di imprimere formazione”.
Il rappresentante di Assoporti interviene anche sul tema dell’autoproduzione, ovvero la possibilità dell’armatore di svolgere in autonomia le operazioni di rizzaggio e derizzaggio a bordo nave, permettendo ai mezzi di essere fissati sulle ro-ro per l’imbarco e sbarco. Argomento “caldo” in alcuni dei porti nazionali perchè vede il braccio di ferro tra armatori e compagnie portuali. “L’Armatore può fare autoproduzione se si adegua” – spiega il segretario- “se ha una tabella delle personale dedicate a quel lavoro” sempre che a terra ci sia “la verifica da parte delle Istituzioni“.
Claudio Costa, direttore sicurezza APM Terminals container, Vado Ligure – interviene parlando di come la sicurezza venga attuata nei terminal portuali di proprietà di Maersk, e quindi anche nel nuovo terminal di Vado, ancora in fase di costruzione che diventerà operativo alla fine del 2019, dotato di tecnologia all’avanguardia e fortemente automatizzato. Il Gruppo Maersk, numero uno al mondo nel trasporto marittimo del container, sbarcato anche a terra nel settore della logistica, è al controllo di 74 APM Terminals container nel mondo, nei quali lavorano 2 mila persone.
“La sicurezza è la nostra licenza per operare, non ha gerarchia e non accetta nessun compromesso” dice Costa – Lo slogan è Safety differently – (Costa interviene sull’argomento anche a margine del convegno VIDEO) – ovvero una maniera diversa di fare sicurezza: “La base della nuova visione è avvicinare chi ha il potere di cambiare le cose, con la realtà del lavoro. Mandare i manager dove si svolgono le lavorazioni, perchè l’amministratore delegato, come il management si devono rendere conto dei percoli, questo è il NUOVO APPROCCIO. E’ necessario che i leader parlino con i lavoratori e imparino dai lavoratori. La pianificazione infatti si può discostare dalla realtà operativa, ma è sulla banchina, nei piazzali, a bordo delle navi, nei magazzini che si può verificare l’infortunio” -conclude il direttore della sicurezza– “Coinvolgere i lavoratori migliora le capacità di prevenzione dell’incidente e rende il lavoratore in grado di valutate e prevenire l’infortunio”.
Fail Safely è il secondo diktat sulla sicurezza di casa Maersk: “l’incidente si può verificare ma se si mettono in atto le procedure di sicurezza, può essere evitato l’infortunio, da qui la presenza costante di controlli e la prevenzione”.
Maersk con uno studio ha individuato i maggiori rischi che possono portare ad infortuni gravi o mortali dei lavoratori in porto e che sono: (VIDEO)
1. Transporti: il rischio di essere investiti;
2. Lavoro in quota, a bordo nave o sui mezzi di banchina;
3. Carichi sospesi: rischio di sostare sotto i carichi sospesi;
4 Contractors, la presenza di ditte esterne;
5. Depositi delle sostanze infiammabili;
A portare il punto di vista del servizio di pilotaggio è intervenuto al convegno Francesco Bandiera presidente Federazione nazionale Piloti di porto (VIDEO) “Una buona prestazione di pilotaggio inizia con l’imbarco del pilota e termina con lo sbarco del pilota, perchè una buona prestazione di pilotaggio è intesa quando la sicurezza chiude tutto il ciclo produttivo legato alla manovra” – “Il trasferimento dell’uomo dalla pilotina alla nave e viceversa rimane il punto centrale” “Bignora predere un programma di addestramento su questa manovra ma, soprattutto, ci andremo a concentrare sui conduttori delle pilotine”.
I drammatici incidenti di fine 2017 e inizio 2018 parlano chiaro, troppi piloti hanno perso la vita in Europa: Portogallo, Italia e Finlandia, “probabilmente” – conclude il presidente di Fedepiloti – “con delle procedure specifiche qualcosa di più si sarebbe potuto fare.