Alessandro Laghezza, presidente Confetra Liguria – Logistica, trasporti e porti – «Questo settore ha tenuto in piedi il Paese quindi necessita di un supporto sia finanziario che economico» – «Dovrebbe essere riconosciuto il ruolo che a queste imprese è stato attribuito. Non puoi dimenticarti del settore al momento in cui le aziende hanno il fiato corto e non riescono più a svolgere la propria attività».
Lucia Nappi
LA SPEZIA – E’ stato annunciato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il decreto “Fase 2” che disciplina la riapertura delle attività. Ufficialmente dal 4 maggio riapriranno i battenti le imprese del settore manifatturiero e delle costruzioni, insieme alle imprese che hanno un fatturato del 90% di export. Dal mondo delle imprese, da tutti i settori, proviene il grido di allarme per la mancanza di liquidità, questa la maggiore denuncia avanzata, ormai da fine marzo. Le aziende lamentano di non aver ricevuto la liquidità annunciata dal decreto, hanno chiuso durante il lockdown ma hanno comunque dovuto sostenere il pagamento dell’Iva. La liquidità dallo Stato ancora non è arrivata e i giorni passano. Il trasferimento dalle banche alle imprese, previsto dal decreto, non sta funzionando come previsto – spiega a più voci il mondo dell’imprenditoria– e il decreto liquidità ha introdotto norme assolutamente farraginose che si scontrano con quelle preesistenti e danno origine a un sistema per cui viene finanziato chi già veniva finanziato anche prima, e la precedenza dalle banche viene data ai soliti “noti” .
Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria, in un colloquio con Corriere marittimo, interviene sull’argomento, toccando le maggiori problematiche del settore della logistica del container, in questa fase di crisi globale.
Laghezza, come sta andando il vostro settore?
«Nel settore del container marittimo c’è un calo di lavoro del 30% che fronteggiamo sino dalla seconda metà di marzo. Il primo problema è il notevole calo del fatturato, solo parzialmente affrontabile con la cassa integrazione, che può sterilizzare i costi del personale, in parte, ma non consente un recupero del flusso dell’impresa. Da un lato c’è un problema di conto economico, nel perdurare della situazione le imprese accumulano perdite operative che hanno come riflesso minori entrate sul piano finanziario. Effetto amplificato dal dilatarsi dei tempi di pagamento, imprese chiuse hanno fatto slittare i termini di pagamento su tutta la catena logistica, in questo momento c’è una gran parte di fatture non pagate».
Il decreto liquidità è uno strumento che è in grado di affontare queste dinamiche?
«L’insieme di questi fattori provoca un impatto finanziario che, per ora, il decreto liquidità non è in grado di attutire perché le procedure del decreto sono lente, comportano valutazioni creditizie da parte delle banche per cui in un periodo in cui molte imprese, anche piccole e familiari, sotto capitalizzate come nel settore del trasporto, l’impatto del decreto liquidità non sarà né tempestivo né sufficiente».
Il calo del 30% è riferito ai porti liguri?
«Si, al movimento dei porti liguri. Genova forse ha dei numeri leggermente migliori rispetto a La Spezia, ma nella media fanno il 30%».
Decreto liquidità e accesso al credito. Si lamenta che siano le solite imprese ad essere facilitate
Per chi l’ha sempre avuto l’accesso al credito non è un problema, per chi non l’ha mai avuto o, lo ha avuto con difficoltà, resta un problema anche con il decreto liquidità, o avrà delle tempistiche che non sono compatibili con l’attività di impresa».
Il settore è stato riconosciuto essenziale, però non riceve benefici da questo riconoscimento
«Nel momento in cui un settore viene riconosciuto essenziale, appena un gradino sotto o al pari di quello sanitario, per mandare avanti un Paese, come è avvenuto. Questo settore deve godere di una corsia preferenziale, sia da un punto di vista della liquidità che di ristori economici per le situazioni in cui queste aziende si trovan., Ci sono altri settori della logistica italiana che hanno avuto cali superiori al 30% dei porti liguri. Il settore che ha tenuto in piedi il Paese quindi necessita di un supporto sia finanziario che economico, che venga riconosciuto il ruolo che a queste imprese viene attribuito. Non puoi dimenticarti del settore al momento in cui le aziende hanno il fiato corto e non riescono più a svolgere la propria attività . Sono il presidente di Confetra Liguria ma devo guardare anche alla realtà nazionale, un mondo molto vasto che muove il 9% del pil italiano e che in questo momento è in sofferenza».
Decreto liquidità, non è a fondo perduto, ma prestiti da restituire nei 6 anni, è un impatto attutibile?
«Una quota a fondo perduto sarà necessaria, perché nel momento in cui le aziende dovessero chiudere i bilanci 2020 in forte perdita rischiano di chiudere. Rischiamo una moria di imprese. Lo dico dall’inizio, poi è arrivata una consapevolezza più diffusa. Ci vogliono degli interventi a fondo perduto o sul conto economico. Confetra propone una detassazione sul costo del personale. Interventi che consentano alle imprese di non chiudere. Ne va della sopravvivenza del sistema, non mi riferisco soprattutto alla realtà delle pmi della logistica che sono tantissime».
Dpcm “Fase 2” annunciato dal premier il 26 aprile. Un commento?
«Siamo contenti della riapertura delle attività produttive, speriamo che ci dia una boccata di ossigeno, dal punto di vista dei volumi. Anche se siamo consapevoli che soprattutto nell’import il fortissimo calo dei consumi, porta a delle dinamiche rallentate anche per il prossimo futuro. La ripresa dei flussi non si risolve con la bacchetta magica, non sono per niente ottimista. Sono contento, tuttavia, della riapertura delle attività produttive perché riattiverà un po’ il flusso».
Per vedere muovere l’export?
«Nel momento in cui anche l’economia globale si libererà da questa zavorra, anche l’export riprenderà con decisione, tuttavia nell’anno prevediamo che avremo volumi complessivi, import-export, complessivamente inferiori del 15-20% rispetto al 2019. Ed è pesante, quindi spalmati nel corso dell’anno con dei picchi del -30% e -40% che abbiamo avuto in queste fasi. La ripresa non ci porterà in pareggio ma in percentuali globali di perdita del 20% rispetto al 2019, che è un impatto drammatico sui conti di aziende che vivono su questo tipo di movimentazione».
Un commento sulle limitazioni personali, contenute nei decreti?
«Non condivido questo approccio che limita le libertà personali, gli italiani vengono trattati come dei bambini che non sono in grado di avere un comportamento responsabile nell’approccio alle limitazioni per prevenire il virus».