Il nuovo Accordo Sostituitivo siglato dal terminalista La Spezia Container Terminal e dall’ente portuale ridisegna il futuro del porto ligure e dell’economia locale. Un investimento per 232 milioni, l’ampliamento del Terminal Ravano sulla Marina del Canaletto per l’approdo di navi da 400 metri. Le nuove gru elettriche: 5 di banchina, 16 di piazzale e 4 nella parte rail. Il nuovo piano occupazionale.
Lucia Nappi
LA SPEZIA – E’ stato siglato il nuovo Accordo Sostitutivo tra La Spezia Container Terminal S.p.A. (LSCT) e l’AdSP Mar Ligure Orientale. «Un momento di straordinaria importanza per il porto di La Spezia, perchè dà una prospettiva certa allo sviluppo del terminal container, che rappresenta una quota importante e significativa nella ricchezza prodotta in questa provincia» – A sottolineare l’importanza storica dell’accordo è, per primo, Mario Sommariva, presidente dell’Autorità di Sistema, nel corso della conferenza stampa che rende pubblica la sottoscrizione dell’atto che va ridisegnare, il futuro del porto ligure e dell’economia locale.
“Un accordo storico” tra pubblico e privato che è, di fatto, una revisione dell’accordo siglato nel 2012 che prevedeva il rilascio della concessione di 53 anni e investimenti da parte del concessionario. Sono presenti all’incontro oltre a Sommariva, la proprietà, il gruppo dirigente di LSC (gruppo Contship 60% e gruppo Msc 40%): Thomas Eckelmann presidente di LSCT, Cecilia Eckelmann Battistello, presidente di Contship Italia Group, l’amministratore delegato di LSCT Alfredo Scalisi e il direttore generale di LSCT, Walter Cardaci. L‘Autorità marittima è rappresentata dal comandante della Capitaneria di Porto della Spezia, C.V. (CP) Alessandro Ducci, e l’ente portuale vede la presenza del segretario generale, Luigi Bosi, del dirigente del Demanio Luca Perfetti e della dirigente del Marketing, Monica Fiorini moderatrice dell’incontro.
«Un accordo tra pubblico e privato» – tiene a precisare Sommariva – «con coloro che con noi hanno con pazienza costruito questo accordo sostituitivo, ad un anno di distanza dall’accordo procedimentale, firmato nel 23 luglio 2021».
Revisione che si è resa necessaria come adattamento al mutamento dello scenario globale, con nuovi investimenti che mirano ad un aumento di volume dei traffici e ad attrarre «navi più grandi fino a 24 mila teus e 400 metri di lunghezza» – «se non adattiamo le banchine a questi mostri non avremo futuro» – sottolinea con forza Cecilia Eckelmann Battistello nel suo emozionato intervento – «abbiamo la necessità di investire e realizzare un terminal semiautomatizzato e con fondali maggiori».
«Un traguardo che significherà un rilancio sostanziale delle attività operative del Terminal» – ribadisce il presidente di LSCT, Thomas Eckelmann – «che vedranno una forte spinta all’automatizzazione ed alla digitalizzazione dei processi, una significativa riqualificazione delle infrastrutture e dell’equipment ma anche un massiccio intervento sulle risorse umane». Il progetto prevede infatti un notevole incremento dei livelli occupazionali esistenti e piani di formazione e iniziative per accrescere la specializzazione e la professionalità dei lavoratori» – «E’ un accordo che testimonia coesione, collaborazione tra pubblico e privato» – continua Eckelmann – «capacità e caparbietà di Enti e Impresa su obiettivi comuni, in nome di un rilancio del porto spezzino e di un futuro che guarda anche alla comunità: la restituzione della Calata Paita alla città è infatti una azione che mira ad una più massiccia integrazione porto/città attraverso la realizzazione del progetto del nuovo waterfront».
Le variazioni dell’Accordo
L’accordo varia in maniera non sostanziale gli accordi precedenti. Pertanto rimangono invariati i termini della concessione, spostati di due anni dal 2065 al 2067 dalle normative anti-covid.
Variano invece spiega Sommariva: «il volume degli investimenti, in un periodo più contenuto. Investimenti condivisi, con l’aggiornamento del piano industriale da parte di LSCT e con la certezza di un cronoprogramma dei lavori sottoscritto dalle parti» – «E’ questo fatto di rilevanza straordinaria che consente di guardare alle opere previste nel piano regolatore del 2006».
Il nuovo Piano di impresa, gli investimenti
L’investimento principale riguarderà l’ampliamento del Terminal Ravano, lo spiega nel dettaglio il direttore generale Cardaci: «Nuovi investimenti per 232 milioni che si aggiungono a quelli che erano già stati realizzati nel precedente decennio» – Considerando quelli già realizzati dal 2012, gli investimenti complessivi previsti del piano di impresa salgono a 277 milioni. Quindi questi nuovi 232 milioni saranno «distribuiti 220 sul terreno Ravano» – 110 per opere civili e 110 per l’equipment – «Andando a ampliare l’esistente terminal sulla Marina del Canaletto, con una nuova banchina di 524 metri che e consentirà l’approdo per le navi ultra large vessel, da 400 metri e 24 mila teus di capacità» – «Navi che non potranno arrivare a pieno carico per la profondità a cui verranno dragati i fondali. Ma potranno circolare a una capacità lievemente ridotta consentendo, quindi di intercettare quei flussi di traffico che inizieranno a solcare il Mediterraneo».
«Altri 7-8 milioni saranno investiti nella razionalizzazione interna del terminal» la realizzazione della nuova cabina elettrica del Molo Fornelli, le facilities per l’ampliamento delle attività sul molo Ravano e la realizzazione del nuovo “Gate” di accesso al terminal.
«I rimanenti 5 milioni andranno sulla parte di automazione del terminal» quindi l’automazione del varco di accesso e l’aggiornamento del Sistema Operativo del Terminal (TOS).
Il cronoprogramma
La tempistica per l’ampliamento del terminal prevede 21 mesi, dal momento dell’inizio della costruzione, quindi a fine 2024 il termine della prima fase per la realizzazione della banchina e della prima metà del piazzale.
Poi nei successivi altri 9 mesi, nel 2025, il completamento della seconda metà del piazzale.
Il nuovo piano di impresa di LSCT prevede anche la realizzazione di eventuali altre opere di razionalizzazione ed ampliamento infrastrutturale, in particolare la realizzazione del nuovo polo ferroviario sul molo Garibaldi; la razionalizzazione delle aree del Terminal Fornelli; l’ampliamento del molo Garibaldi lato est. Sono tutti, questi ultimi, investimenti la cui consistenza potrà variare in base all’evoluzione del mercato. Inoltre, gli stessi, potranno essere ridefiniti temporalmente e dimensionalmente entro il 31 dicembre 2032.
LSCT potrà quindi presentare un’istanza di variazione in estensione del proprio titolo concessorio, volta a chiedere all’ADSP di recepire il relativo aggiornamento del Piano d’impresa e valutarne l’eventuale impatto sulla durata della concessione.
Gli obiettivi di traffico
Rimangono invariati, ovvero di incrementare fino a 2 milioni di teu la capacità attuale. Il piano di incremento progressivo dei volumi è previsto in 8-9 anni, pertanto si partirà nel 2024 con gli attuali 1,300 milioni di teu, traguardando il 2032-2033 con i futuri 1,865 milioni di teu.
Uno studio approfondito condotto dalla società ha a fuoco lo scenario futuro nel Mediterraneo, a cui seguiranno «adeguate operazioni commerciali con tutti i primari operatori e le primarie linee» – continua il direttore generale di LSCT – «tale che dal primo giorno in cui la banchina sarà disponibile, possa offrire un punto sicuro di approdo intermodale per le merci in import ed export per tutta la parte del Nord Tirreno e del Centro Europa».
Traffico rail, nuovo fascio di binari
Per far fronte al progressivo incremento di container nel terminal sarà realizzato un nuovo fascio di binari ferroviari collegati alla nuova Stazione marittima, attualmente in fase di realizzazione da parte dell’AdSP. L’incremento di traffico, pertanto, verrà interamente smistato su ferrovia tale che la percentuale rail rispetto al traffico interno tenda al 50%.
Il nuovo equipment
L’acquisto di equipment completamente elettrico, sottolinea gli obiettivi di sostenibilità ambientale perseguiti:
5 gru di banchina, con capacità di servire le navi ultra large, andando oltre i 50 metri di altezza e 25 file di container in larghezza.
16 gru di piazzale automatizzate e governate da remoto, incrementando la sicurezza del personale che opererà, con disaccoppiamento del personale operativo, il guidatore e il servizio
4 gru nella parte rail per il servizio terra-rail
LSCT, non cambia il modello di business
«Il modello di business non è cambiato, stiamo mettendo sul mercato una banchina con cui possiamo lavorare navi più grandi» – specifica l’ad Scalisi – «Per le navi con capacità inferiore rimane comunque il molo Fornelli e il molo Garibaldi, ciascuno con equipment e caratteristiche diverse. Quindi aggiungiamo una possibilità in più. L’analisi che abbiamo condotto evidenziano nel Mediterraneo un incremento anche di navi da 16 mila teu, ma per queste siamo già attrezzati. Stiamo mettendo un pilastro che dia a La Spezia un’opportunità in più, nel 2024 sarà possibile dare un servizio a navi da 24 mila teu.
Il Piano occupazionale
Rispetto alle nuove professionalità e al piano occupazionale previsto nel piano industriale, l’ad Scalisi specifica: «A dicembre 2021 eravamo già di fatto, 595 dipendenti diretti, indipendentemente dalla firma di oggi, noi siamo già partiti con un piano di assunzioni molto importante» – con una previsione di aumento dei dipendenti diretti che passeranno a circa 694 al completamento delle opere, a partire dal 2026, mentre il complesso dei dipendenti indiretti e indotti passerà dalle 2256 unità attuali sino a circa 2900 unità al regime dell’incremento dei volumi di traffico, a partire dal 2033 – «Verranno aggiunti operatori di piazzale ma soprattutto manutentori di altra tipologia, oggi il porto utilizza fondamentalmente meccanici ed elettrici, stiamo ricercando e stiamo istruendo un gruppo di ragazzi che saranno inseriti in organico in LSC che copriranno il ruolo di meccatronici, che esiste come istituti tecnici ma non hanno un grado di preparazione tale da essere utilizzati da subito, quindi gli stiamo preparando. Giusto il tempo che serve per completare i nostri investimenti.
Stiamo dando assoluta priorità al territorio che è la nostra fonte del personale da assumere. Ma è chiaro che per alcune professionalità soprattutto per i laureati, siamo costretti ad andare fuori, ma è una piccola percentuale rispetto alle necessità».