L’affondo di Assiterminal, Becce: “Porti nazionali, mancano le connessioni con i mercati”

Riforma portuale: Intermodalità, centralità dello Stato, natura delle AdSP, transizione energetica - Le richieste forti e chiare delle associazioni del mondo terminalistico portuale - Assiterminal e Fise-Uniport - alla politica.
Luca Becce

GENOVA – Sulla riforma portuale, tema centrale del dibattito nazionale del settore, l’intervento delle associazioni terminalistiche, Assiterminal e Fise Uniport ha indicato richieste concrete alla politica e nello specifico ai quattro parlamentari, due dei partiti di maggioranza e due dell’opposizione, che hanno presentato le altrettante risoluzioni per la riforma dei porti: gli on. Valentina Ghio (Pd), Maria Grazia Frijia (FdI), Domenico Furgiuele (Lega), e Roberto Traversi (M5S).
Un dibattito forte e chiaro quello dei presidenti di Assiterminal, Luca Becce, di Uniport, Pasquale Legora de Feo, intervenuti nei giorni scorsi dalla palco della Genoa Shipping Week, Port&Shipping Tech, a Palazzo San Giorgio, in un incontro sulla Riforma portuale, indicando scelte nette e condivese per il settore.

ASSITERMINAL:
Porti e collegamenti con i mercati
Secondo il presidente di Assiterminal il problema vero dei porti italiani che hanno funzioni nazionali e sovranazionali è quello di non essere collegati con i mercati che devono rifornire” quindi con il sistema TEN-T europeo, ma anche il collegamento riguarda anche la rete nazionale.
Assiterminal richiama l’attenzione della politica su alcuni punti:

No alle sovrapposizioni di funzioni:
In primo piano Becce si scaglia contro le sovrapposizioni delle funzioni, sovrapposizioni che vanificano anche il processo decisionale”, di qui la necessità di semplificazione del sistema, troppo complesso soprattutto per le competenze istituzionali.
Intermodalità
Assiterminal sostiene il concetto di una governace portuale che sappia dare risposte alla necessità di connessione dei porti con il sistema infrastrutturale – economico attraverso l’intermodalità. “Il tema per rilanciare la portualità sono le connessioni con il mercato. Già scritto nel 2015 nel Piano Strategico delle Infrastrutture e della Logistica” – suggerisce Becce.
“Per questo è necessaria una politica nazionale di sistema che decida su scelte infrastrutturali ed investimenti, mentre le autonomie locali devono focalizzarsi sull’attività del porto”.

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Governance
“Le Autorità di Sistema Portuale devono essere enti pubblici non economici, dotati però di strumenti del mondo privatistico” spiega Becce – “Devono potere prendere decisioni che non abbiano la prevalenza del vincolo burocratico. Soggetti deputati a gestire il demanio che deve rimanere pubblico. Non siamo d’accordo con alcuna ipotesi che preveda la privatizzazione del demanio, è questo un asset fondamentale dello Stato”.
Sui vincoli burocratici, l’esempio del presidente di Assiterminal è quello dei dragaggi nei porti, strumenti per la competitività del sistema portuale, e che “devono rientrare nelle competenze di manutenzione ordinaria dei porti, e non in quelle di manutenzione straordinaria”.

Transizione energetica:
Il presidente di Assiterminal entra a gamba tesa contro l’elettrificazione di banchina quale strumento di transizione energetica, gli esempi sono le banchine elettrificate di Livorno e Genova Pra’ che “non hanno prodotto nemmeno una nave”- dice – “perchè i problemi sono di regolazione della fornitura elettrica alle navi, che oggi è totalmente fuori mercato” – e ancora – “spendere 700 milioni per fare banchine elettrificate che faranno la fine di Livorno e Pra’, se non c’è un cambiamento di modello, non è un buon servizio che facciamo per questo Paese”.

UNIPORT:

La voce dei terminalisti di FAI-Uniport, nell’appello appassionato del presidente Pasquale Legora De Feo, che stila un elenco di “quello che non va” e come tale va ad impattare sul sistema portuale: In prima linea “una riforma portuale che non è mai funzionata” – sulla riforma Delrio nel dettaglio: “16 Autorità di Sistema portuale con 16 regolamentazioni e applicazioni diverse” – “Organismi di Partnariato nel quale siedono le rappresentanze delle imprese nella governance delle AdSP. Ma “che non servono a niente”.

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Punta il dito contro le sovrapposizioni di soggetti: ministeri, enti, organismi su cui si articola la gestione dei porti (MIT,MEF, ART, AGCM) “costi su costi che incidono sui nostri bilanci” – “Non possiamo più convivere con queste commistioni“.

Il lavoro portuale
Sul lavoro portuale in sintonia con Assiterminal dichiara: “I porti sono caratterizzati da tutti i lavoratori, stiamo andando a rinnovare il contratto, su cui abbiamo grande assonanza con Assiterminal” – “il lavoro portuale, in certi tipi di professionalità, è usurante e ci batteremo per questo, come ci batteremo sul fondo per l’accompagnamento all’esodo”.

Ferrovia
In conclusione Legora de Feo parte con un affondo sulla mancanza delle connessioni ferroviarie per il Mezzogiorno: “Nel sud Italia la ferrovia si è fermata a Civitavecchia, altro che sistema logistico italiano!”

Dalla conferenza l’indicazione alla politica di ripartire dal “documento dei Trasporti e della Logistica come base da cui ripartire per le strategie nazionali” – dice la moderatrice e giornalista, Morena Pivetti, riferendosi al documento del precedente governo a firma del già ministro Giovannini (2022) e dal titolo “Dieci anni per Trasformare l’Italia” – “ancora scaricabile nel sito del ministero  e in grado di presentare una fopografia, ancora attuale, del settore dei porti e della Logistica”.

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