Conclusa la prima giornata del Forum milanese Shipping Forwarding&Logistics Meet Industry- “La riforma portuale e la necessità di una post riforma, quali le prospettive?”- Adeguamento giuridico delle Autorità portuali, da soggetto pubblico ad AdSp Spa.
di Lucia Nappi
MILANO – La riforma portuale e la necessità di una post riforma, quali sono le prospettive? Se ne è discusso ieri pomeriggio a Milano al Forum “Shipping Forwarding&Logistics Meet Industry”, durante la Tavola rotonda a conclusione della prima giornata.
A moderare il dibattito l’avv. Umberto Masucci, presidente nazionale del Propeller Club. Seduti al Tavolo dei relatori i soggetti maggiormente investiti dalla riforma dei porti, ovvero i presidenti di Autorità di Sistema portuale, quattro in tutto: Massimo Deiana (porti sardi Cagliari, Olbia, Golfo Aranci, Porto Torres, Oristano, Santa Teresa e Portovesme); Pino Musolino (Venezia e Monfalcone), Carla Roncallo (La Spezia e Marina di Carrara), Ugo Patroni Griffi ((porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli) ed il segretario generale dei porti campani Francesco Messineo (Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia).
A completare il parterre in rappresentanza dei “clienti” dei porti: l’armatore del Gruppo Onorato Alessandro Onorato, manager di Moby e Fabrizio Vettosi direttore generale di Venice Shipping and Logistics
Masucci lancia al Tavolo la prima domanda: “quale è l’impressione dell’arcorpamento dei porti, primo elemento su cui la riforma è intervenuta?”. Globalmente le risposte dei presidenti delineano un quadro difforme. Ci sono sistemi dove l’aver creato un sistema portuale ha dato risultati positivi, spiega Carla Roncallo: “nel mettere insieme La Spezia e Marina di Carrara, sebbene porti di regioni diverse, dopo l’iniziale diffidenza di Marina di Carrara, successivamente c’è stata l’ottimizzazione delle attività”. Diversa la visione pugliese, attacca Patroni Griffi: “Abbiamo riunito cinque porti, ma rimangono dei localismi e dellle diffidenze”-un esempio- “si è scatenata la xenofobia dei fanghi dei dragaggi”- “mai avrei pensato di dover differenziare il fango nelle diverse e vasche di colmata a seconda della provenienza. Ognuno non voleva mischiare il proprio fango, sporco e maleodorante, con quello del vicino”. Un sarcasmo che non passa inosservato alla platea che ride.
A centrare la visione interviene Alessandro Onorato “Il futuro è molto vicino, gli armatori hanno un booking ordini di navi sempre più grandi– La centralizzazione è stata efficace ma deve preparare i porti ad ospitare gli sviluppi degli armatori, altrmenti questi si sposteranno altrove”. Il concetto non fa una piega, i presidenti concordano, o i porti si adeguando con il supporto della riforma, oppure gli armatori se ne andranno verso scali esteri. Lo spettro che aleggia al tavolo, ma anche in platea, è questo.
Il secondo giro di domande mette in causa la Conferenza Nazionale di Coordinamento delle Adsp ovvero il tavolo dei 15 presidenti di Authority presieduto dal ministro, poche riunioni in tutto due o tre da quando è stato formato, a detta di tutti uno strumento che sarebbe utile ma non è stato utilizzato.
“lo strumento è ottimo, è una declinazione virtuosa del sistema perchè è un coordinamento, ma deve lavorare meglio” – interviene Deiana -“Nel settore scontiamo la lentezza del paese su come affronta qualsiasi tema di carattere pubblico”. In Europa spiega il presidente dell’Autority sarda le tempistiche per affrontare qualsiasi processo, da costruire una banchina a fare un dragaggio, sono ridotte della metà rispetto all’Italia. “Da noi devono intervenire 15 enti, questo ferma i lavori come nel caso dei dragaggi”. In un contesto globale dove i competitors procedono ad una velocità sempre crescente, le navi aumentano di grandezza “se io rinuncio ai dragaggi, rinuncio alle navi” chiosa Deiana-”In Italia non abbiamo il problema delle risorse, ma abbiamo il problema di spenderle. Finchè non ci danno la possibilità di spendere i soldi facciamo la figura di chi gioca una partita di calcio con una gamba sola”.
“Gli strumenti ci sono facciamoli funzionare” -interviene Musolino- “la Conferenza dei presidenti deve essere convocata, io ho partecipato solo a tre conferenze, ottimi propositi ma lì ci piantamo” – “per andare in Conferenza e fare delle valutazioni servono i dati” ”che si facciano delle analisi sui flussi di traffico, sulle proiezioni per capire, per esempio se abbiamo abbastanza banchine” compito che spetterebbe al ministero, alla Struttura tecnica di missione.
L’ultimo argometo trattato è quello attualmente più spinoso, l’adeguamento della natura giuridica delle Autorità portuali, il passaggio quindi da soggetto pubblico ad Autorità di Sistema Spa, così come richiesto da Bruxelles che per questo impone anche il pagamento di tasse. “I porti Spa in Italia possono funzionare? chiede Masucci –“Può forse funzionare un sistema misto?”
Per Roncallo è “necessario andare avanti con un po’ di pragmatismo, non risolverebbe niente trasformare le Autorità portuali in Spa” – “I privati nelle Autorità portuali? E’ una cosa che non si concretizzerà mai nel nostro paese”.
Secondo Patroni Griffi “l’abito non fa il monaco quindi non è copiando i modelli esteri che cambia la sostanza” nel nostro paese gli strumenti ci sono ma spesso non funzionano, l’esempio è il Comitato del Partnariato pubblico-privato.
Per Musolino “potrebbe avere un senso l’adeguamento in Spa se ci si avvicina ai modelli europei, ma se a cambiare è solo la forma e manteniamo la stessa anbiguità, non serve a niente”. Vanno migliorate le capacità operative dei porti, eliminati i lacci burocratici. Sul questo tema si scatena il “sarcasmo dei presidenti” Deiana sbotta “ho da anni dei binari bloccati per il coniglio autoctono” la platea ride- “in realtà mai visto un esemplare di questo coniglio, ma sulla carta ci doveva essere” – la platea continua a ridere, ma il retro pensiero non fa ridere per niente. E’ quello espresso dall’armatore Onorato: gli strumenti normativi devono servire ad adeguare i porti ai cambiamenti delle flotte e alla crescita delle navi, altrimenti gli armatori dirotteranno i loro traffici altrove e, questo altrove non sarà l’Italia.