VENEZIA – “Nanismo e gigantismo imprenditoriale: IL CAMBIO GENERAZIONALE” è il tema del meeting organizzato dal Propeller Club Port of Venice che si terrà presso l’Hotel Bologna – Best Western di Mestre il 5 ottobre con inizio alle ore 17.30.
A relazionare saranno i rappresentanti dei gruppi giovani del Port of Venice dott.ssa Angela Crema, dott.ssa Valeria Novella già presidente del gruppo giovani di Confitarma, dr.Simone Carlini presidente del gruppo giovani di Federagenti mentre completeranno il panel di relatori il dr. Enrico Morgante direttore del Consorzio Formazione Logistica Intermodale e la dott.ssa Federica Bosello responsabile comunicazione , promozione e rapporti istituzionali dell’Autorità Portuale di Sistema del mare adriatico settentrionale. Moderatore l’avv. Matteo Miatto.
“Questo meeting che per la prima volta affronta il complesso passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro nel cluster marittimo e più in generale dei trasporti e della logistica – anticipa il presidente del Club Massimo Bernardo – tenterà di dare risposte concrete per i tanti neolaureati alla ricerca d’impiego. Ma la vera domanda è: il mondo della scuola sta sfornando laureati o diplomati professionalmente funzionali alla reale domanda del mondo del lavoro? Quali sono le “terapie” per dare al cambio generazionale in atto se non, innanzi tutto, la dignità del lavoro e conseguentemente concrete certezze ed opportunità contro quella diffusa precarietà occupazionale, contro quel diffuso disorientamento che non aiuta certo a consolidare le tante professionalità nel mondo del lavoro?”
“La letteratura sembra suggerire che quello del cambio generazionale sia un tema peculiarmente italiano. Il focus a livello internazionale è, infatti, sul più sfidante cambio delle competenze. Questo disallineamento tra le nostre tavole rotonde e quelle che si tengono oltralpe è un elemento che dovrebbe farci riflettere e spronarci a focalizzare le energie sul vero tema, quello dell’evoluzione delle skill richieste dal mercato e dallo sviluppo tecnologico, trasformando quella che ora è l’emergenza del cambio generazionale in un processo, pur delicato, ma simile a tanti altri anticipa Angela Crema -Evoluzione delle competenze, dunque, in uno scenario globale in cui lo sviluppo della robotica sta riproponendo in termini inediti il dilemma “uomo e macchina: sostituzione o integrazione?”. In questo contesto, il top management delle nostre imprese dovrà dimostrare di avere doti specifiche, tra cui – menzionate da McKinsey&Co in un recente report – “over-communicate, listen, and observe”, comunicare, ascoltare ed osservare. Come sembra aver fatto Ron Garrow, responsabile delle Risorse Umane di MasterCard che a 51 anni, conscio di essere totalmente estraneo al mondo dei social media, ha dato il via ad un programma di mentoring reciproco, in cui lui e altri senior a seguire sono diventati allievi e allo stesso tempo maestri di profili junior, di 24 anni nel caso di Ron. “There’s a contagion going on – people are raising hands and saying: ‘I want a mentor’. It’s really about making yourself vulnerable”.
Rendersi vulnerabili, dunque, ammettere di aver bisogno di complementarietà con, e non esclusione di, altre competenze, altri punti di vista, e sì, anche altre generazioni per sopravvivere e possibilmente vincere nel mercato globale. Nell’era dell’Internet of things, l’Internet delle cose, e dell’evoluzione della robotica il lavoro umano ha la prerogativa di trovare il proprio ruolo per continuare a creare valore. Questo, a mio avviso, necessita, tra le tante cose, di uno spostamento dell’asse dal cambio generazionale al cambio delle skills, dato che il secondo può essere, come visto sopra, motore propulsore del primo.
“Nella realtà delle agenzie marittime il 38% degli impiegati è sotto i 40 anni di età. Mi viene da dire che purtroppo, come vediamo in queste riunioni, questo dato sembra non rispecchiarsi nella vita associativa ” – anticipa il presidente del gruppo giovani di Federagenti. – “Ma i giovani ci sono e, come si dice dalle mie parti , ne hanno voglia: un passo alla volta prima di invecchiare , avranno la loro chance per lasciare la loro impronta nel mondo dello shipping”
“La formazione dei giovani per l’inserimento lavorativo nelle imprese portuali e più in generale nel settore della logistica è gestita da ormai 25 anni dal CFLI – Consorzio Formazione Logistica Intermodale, ente strumentale dell’Autorità di Sistema portuale del mare adriatico settentrionale. A proposito di passaggio generazionale possiamo affermare di essere tra i protagonisti di questi avvicendamenti – anticipa il direttore Enrico Morgante -. Ci capita spesso, infatti, di avere come interlocutori aziendali a cui proponiamo giovani in tirocinio nostri ex allievi e sempre più spesso di andare in azienda ed essere accolti da loro.
Dal 2015 inoltre, assieme ad altri 17 soci Fondatori e all’Istituto Luzzatti come capofila, abbiamo promosso la Fondazione ITS Marco Polo che gestisce 2 corsi biennali post-diploma, uno per il settore logistico ed un secondo per le imprese ferroviarie, che ogni corso diploma 50 giovani dopo un percorso di 2000 ore di formazione e 2 tirocini in azienda con, già evidenti, ottimi livelli di placement.
Rispetto alle richieste dei giovani le aziende oggi sono molto più pretenziose che in passato. Vengono date per scontate le competenze tecniche e linguistiche e valutate invece con molta importanza le competenze della personalità le cosiddette “soft skills”. Non basta più infatti saper parlare inglese o compilare una bill of lading. Sono oggi fondamentali competenze quali “risolvere problemi”, “lavorare in gruppo”, “leadership”, “visione strategica” ecc.. Qualità sempre più difficilmente riscontrabili nei giovani che vediamo. Per questi motivi nei nostri programmi formativi insistiamo molto su tali aspetti”.
“Il compito istituzionale di promozione della realtà portuale, affidato per legge istitutiva alle Autorità Portuali, ieri, e alle Autorità di Sistema Portuale, oggi, è diventato negli anni sempre più complesso e impegnativo alla luce della crescente molteplicità dei target cui rivolgersi (collettività locale, clienti dislocati in mercati diversi con diverse economie/culture/aspettative, influencer, decision makers, ecc. ) e della rivoluzione portata nella comunicazione dai social media, che impongono un monitoraggio continuo delle richieste dei pubblici e la capacità di rispondere in tempo reale, a pena di mettere in crisi reputation , consenso, competitività – anticipa Federica Bosello – Un tempo, il “prodotto porto” da proporre era costituito da infrastrutture/efficienza dei servizi/performances degli operatori, mentre ora è molto di più: impegno per l’ambiente e per il sociale, capacità di relazione internazionale e interculturale, capacità di ritagliarsi uno spazio nel web inserendosi in contesti “di tendenza”, ecc. Di qui la necessità di dotarsi di risorse capaci di gestire, da un lato, la varietà degli ambiti di azione promozionale, senza sacrificare le specificità di ciascuno di essi, e dall’altro, i nuovi canali di comunicazione, che non ammettono errori: insomma giovani capaci di affrontare le sfide relazionali che la nostra realtà ci propone ogni giorno”.
Dunque una vasta carrellata di tante esperienze, di tanti desiderata che si concluderà con un forte messaggio per dare ai tanti giovani l’assicurazione che nel mondo dello shipping e del trasporto più in generale esiste ancora un virtuale porto in cui ognuno – conclude il presidente Bernardo – lungi da una qualsivoglia forma di emigrazione , possa serenamente ormeggiare e valorizzare la propria specifica cultura per generare per l’intero nostro Paese nuova ricchezza e dignitosa occupazione”.