Nuova diga di Genova, gara deserta per condizioni economiche inadeguate e tempi stretti

Diga Genova

GENOVA – E’ scaduto alla data del 30 giugno alle ore 12,00 la procedura negoziata per l’affidamento dell’appalto integrato complesso relativo alla progettazione definitiva, esecutiva ed alla realizzazione della nuova Diga foranea di Genova, per un valore di 929 milioni.

Entrambi i soggetti prequalificati entro i termini previsti dalla procedura di affidamento per la presentazione di offerte, hanno comunicato di  «non poter rispondere positivamente all’invito ricevuto». Il primo a comunicare  che non avrebbe presentato l’offerta è stato il Raggruppamento temporaneo d’impresa tra WeBuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra, il giorno precedente alla scadenza dei termini, il 29 giugno. Poi,  la mattina del 30 giugno, anche il secondo Raggruppamento formato da Gavio e Caltagirone, si è ritirato, mandando deserta la gara dell’Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale.

I motivi sono riscontrabili in un «insieme di elementi» che «non ha consentito di poter formulare un’offerta economicamente sostenibile e in linea con i canoni di serietà e professionalità del gruppo e dei suoi partner» – ha scritto l’amministratore delegato di WeBuild al presidente dell’Autorità di Sistema. A fronte di  «condizioni economiche a base di gara del tutto inadeguate, considerata anche la significativa allocazione di rischi non quantificabili in capo all’offerente e i tempi di realizzazione estremamente contenuti. L’insieme di tali elementi»

L’Autorità di Sistema Portuale ha annunciato tramite nota stampa che «intende proseguire sin da ora, ai sensi dell’art. 63 del Codice dei Contratti, nell’iter di affidamento con i soggetti interessati» – specificando – «A tal fine, è in fase di approfondimento una prima ipotesi che prevede di anticipare, già in corso di affidamento, anche l’eventualità, a parità di prestazioni funzionali ed economiche, di una rimodulazione del molo foraneo secondo le indicazioni contenute nella determinazione motivata n. 1/22 del Comitato Speciale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e rimesse alla fase di progettazione definitiva.

In parallelo, è in corso di valutazione la possibilità di accedere, in via prioritaria, all’apposito Fondo Ministeriale ovvero ad altre fonti di finanziamento proprie o dello Stato, per il reperimento delle risorse necessarie a garantire la copertura finanziaria per l’incremento dei prezzi dei materiali».

Un piano alternativo, quindi, che richiederà uno slittamento dei tempi sul cronoprogramma del progetto che già marciava con un lieve ritardo di 3-4 mesi, ma a cui il  Recovery Plan impone tempi di realizzazione stringenti. Infatti la data conclusiva della prima fase dell’opera dovrà essere obbligatoriamente entro il 31 dicembre 2026, ed il suo completamento finale entro il 2028.

L’incremento dei costi è l’altro problema che affligge qualsiasi progettazione di opere pubbliche in questo momento in Italia. La guerra in Ucraina e la crisi energetica hanno infatti accentuato le problematiche della reperibilità e dei costi del materie prime, insieme all’aumento esponenziale dei prezzi dei carburanti.

Lo stesso problema era stato evidenziato in un altra gara pubblica dal Raggruppamento Temporaneo di Impresa – formato da Sidra, Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Sales e Fincosit – per la realizzazione delle opere marittime della Darsena Europa nel porto di Livorno.

 

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