ROMA – Punti di “ri”partenza per la professione dei Piloti di porto, quelli tracciati dalla 72° Assemblea Nazionale della categoria, svolta a Roma. Una professione che fonda le proprie radici nel ruolo a garanzia dell’interesse generale scevro da coinvolgimenti del mercato. Ad aprire il confronto il presidente della Federazione, comandante Francesco Bandiera, che ha coinvolto nel dialogo i rappresentanti del Governo, il vertice dell’Autorità marittima, tutti gli stakeholder del cluster marittimo intervenuti e presenti in sala. Tra gli altri i rappresentanti, dell’armamento nazionale Stefano Messina presidente AssArmatori, le associazioni economiche Paolo Uggè vice presidente Confcommercio, l’Autorità marittima l’ammiraglio Vincenzo Melone, per le Associazioni: Assoporti Rodolfo Giampieri in rappresentanza del presidente Rossi, il segretario generale Francesco Mariani ed il direttore Paolo Ferrandino, Daniela Aresu presidente Wista Italia, Umberto Masucci presidente Nazionale Propeller Club, Cesare Guidi presidente di Angopi (Ormeggiatori). I vertici delle associazioni: europea e mondiale dei Piloti di porto, molti dei 250 piloti dei 70 porti italiani, compresi anche quelli in pensione. Inoltre gli studenti dell’Istituto Tecnico Nautico di La Maddalena, possibili piloti di domani.
“Il pilotaggio portuale Italiano è in seria, profonda difficoltà!”: parole, queste, del presidente Bandiera che hanno aperto una voragine sulle problematiche inerenti il pilotaggio, “un servizio a disposizione dell’Autorità Marittima 24h su 24 per interventi in emergenza” e che in Italia “ha garantito per decenni economicità con alto livello di operatività e sicurezza”. Già, la sicurezza: il nodo sul quale si è dibattuto sottolineando un dato di appena due anni fa, relativo ad un’analisi delle assicurazioni di settore che assegna ai piloti italiani “il primo posto al mondo per minore incidentalità nei porti a dispetto degli spazi sempre più stretti e degli escavi sempre più necessari”.
A quale prezzo? “Il costo del pilotaggio in Italia, in uno studio europeo del 2012, risulta essere di molto inferiore alla media continentale. “il vero core business del pilotaggio: tutela degli interessi più che legittimi dell’armatore, quello ancora più importante dell’interesse generale dello Stato attraverso la salvaguardia della vita umana in mare e dei beni materiali ed ambientali. E’ la composizione di questi due interessi che deve essere realizzata garantendo la sicurezza dei porti e delle acque portuali”.
Il tutto messo in discussione dall’idea dell’autoproduzione: “Noi siamo professionisti del mare, prestati all’Amministrazione per la tutela dei porti Italiani, normati dal Codice della Navigazione e dalle leggi sui porti che sono progressivamente intervenute. A tutela di tutti i soggetti, pubblici e privati, i servizi tecnico-nautici devono mantenere un’autonomia di esercizio scevra da qualsiasi influenza diretta del mercato”.
Riguardo al tema tariffario, Bandiera dice: “doveva essere l’anno del rinnovo delle tariffe per il riequilibrio finanziario nazionale anelato da sei-lunghi-anni con l’unanime condivisione di tutto il cluster marittimo e con il patrocinio del MIT. Avrebbero dovuto applicarsi i criteri e meccanismi così come espressamente indicato dallo stesso Ministero nel 2012, ed avrebbe dovuto anche essere l’anno in cui sarebbe stato sancito che esistono navi sempre più grandi che entrano nei nostri porti non tutti adeguati strutturalmente. Intendimenti TUTTI disattesi”.
Sul tema tariffario intervieneanche Assoporti, Rodolfo Giampieri, che sottolinea il lavoro svolto dai piloti dei porti e l’alta professionalità che consente l’accesso ai porti di navi sempre più grandi. Assoporti “ha partecipato all’istruttoria per la revisione delle tariffe del servizio di pilotaggio insieme alle associazioni di categoria“, sottolinea Giampieri “I costi dei servizi di pilotaggio sono parte, seppure minoritaria dei costi generali” “incidendo nella competitività dei sistema porti.”- l’obiettivo è pertanto quello di arrivare a punti di incontro tra le parti “per garantire massima efficienza e piena economicità del servizio, nel pieno rispetto della sicurezza della navigazione.” Con l’obbligo di adeguare i criteri tariffari, come stabilito dal regolamnto UE 352, si arrivi a tariffe fissate in modo trasparente, obiettivo, non discriminatorio e, proporzionali al costo del servizio fornito. Fermo restando l’imprescindibile sicurezza della navigazione e dell’approdo garantite dai piloti.
Assoporti inoltre auspica all’unione in un unica categoria, affinchè non prevalgano “spinte individualistiche che potrebbero aprire brecce pericolose per il servizio di pilotaggio. Un unico soggetto che sulla base delle esigenze di sicurezza, il contenimento di costi, valorizzazione della profesionalità”.
Fondamentale il contributo del professor Sergio Maria Carbone, esperto di diritto marittimo internazionale e della navigazione, che da anni si occupa delle problematiche portuali e dei servizi tecnico nautici. “Il modello attuale dei servizi tecnico nautici ribadisce Carbone – è da salvaguardare perché assicura efficienza economica, attraverso trasparenza, chiarezza e proporzionalità”.
Il vice ministro Edoardo Rixi, in chiusura, pone l’accento sulla questione delle diverse esigenze e caratteristiche dei porti italiani rispetto ai porti europei, in particolare del Nord Europa, sottolineando l’importanza di far valere anche le differenti ragioni dei porti italiani e mediterranei che hanno necessità molto diverse rispetto a quanto spesso l’Europa: “Quello che per noi è importante “ dice Rixi “come sarà l’Europa dei Porti tra 20 anni” e su questo orientare la propria progettualità e la propria visione già oggi.