ROMA – Le sfide della decarbonizzazione di cui l’industria armatoriale é investita come settore “hard to Abate”, impongono anche ai porti investimenti in nuove infrastrutture per il rifornimento di cold ironing e depositi per i nuovi carburanti, in parte ancora da individuare: idrogeno, ammoniaca e metanolo.
I porti nazionali si dovranno, pertanto, attrezzare o rimarranno esclusi a causa della loro inefficienza. E’ il monito lanciato dal segretario generale di Assarmatori, Alberto Rossi, sentito da Corriere marittimo in vista dell’Annual Meeting dell’Associazione degli armatori italiani, dell’Unione Europea e dei paesi terzi che operano in Italia. Assemblea che si apre domani, 12 luglio, a Roma in presenza presso il Grand Hotel Parco dei Principi e in modalità digitale.
«Dobbiamo riportare la discussione sia sulla transizione energetica, sia sulla dinamica di spese degli investimenti del Pnrr anche nella parte mare» – specifica Rossi – «Spesso si parla della parte logistica riferendosi ai trasporti terrestri, che sono fondamentali. Ma anche il porto, come centro di transizione tra mare e terra, è fondamentale. Noi armatori ambiamo ad essere considerati come parte di questo sistema di cui siamo diventati infrastruttura essenziale, soprattutto per quanto riguarda il trasporto dei contenitori e i servizi ai traghetti».
«Il cliente del porto è la nave» e il rapporto commerciale si consoliderà «se il porto è efficiente, veloce, poco costoso e sarà idoneamente attrezzato: sia di energia elettrica per il rifornimento di cold ironing, sia i depositi per la distribuzione dei carburanti innovativi che dovranno essere ancora individuati».
Le attese degli armatori sono chiare: «ci aspettiamo un porto efficiente anche sotto questo profili, perché se non sarà efficiente perchè il cold ironing non funzionerà e, soprattutto non ci saranno i carburanti innovativi, le navi che saranno dual fuel e avranno la presa del cold ironing, cercheranno di evitare quel porto per le conseguenze estremamente penalizzanti del dovere bruciare carburanti tradizionali”.
I depositi dove sono? – Si possono prevedere depositi nei porti nazionali? Sono gli interrogativi che il segretario di Assarmatori pone al settore. «Gli armatori sono costretti ad utilizzare i nuovi carburanti, perché la nuova fuel EU Maritime e la nuova ETS, daranno una serie di costi indiretti molto pesanti che, invece, gli armatori dovranno evitare. Il porto deve essere competitivo e deve fare gli investimenti che la transizione energetica impongono. I depositi di idrogeno, ammoniaca e, quando, arriverà il metanolo. I porti si devono attrezzare con i depositi dei nuovi carburanti».
Lucia Nappi