PALERMO– Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, esce da Assoporti. Dimissioni con effetto immediato per i porti di Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle.
Il comunicato ufficiale diramato alcuni minuti fa dall’Authority siciliana, riporta le motivazioni che avrebbero portato alla decisione di tagliare i ponti con l’Associazione dei porti italiani di cui Monti è stato presidente, nel precedente mandato e nei confronti della quale, da tempo, manifestava dissonanza di idee con l’attuale presidenza di Zeno D’Agostino. Anche in occasione dell’Assemblea generale di Assoporti, svolta nel dicembre scorso a Roma dove erano presenti tutti i presidenti delle Authority italiane, Monti seduto in sala fu l’unico, tra i presidenti, a non voler intervenire, una “dissidenza oratoria” che non passò inosservata.
“La decisione assunta da Pasqualino Monti” – riporta il comunicato dell’Autorità di Sistema siciliano, – “, è irrevocabile ed è frutto di una riflessione approfondita sugli obiettivi e la strategia che dovrebbe porsi l’Associazione dei porti italiani e sulla totale assenza della stessa Assoporti dal dibattito vero e reale sul futuro della portualità italiana.
“Purtroppo – afferma Pasqualino Monti – qualsiasi politica associativa a favore dei porti, e qualsiasi attività consulenziale per il governo e il Parlamento che Assoporti avrebbe dovuto svolgere da protagonista, sono state soppiantate da una visione “intimistica” dell’ Associazione”.
“Gli ordini del giorno di questi mesi – prosegue Monti – hanno confermato la mia decisione di disertare sia l’assemblea, sia i direttivi di un’Assoporti che ha perso qualsiasi ruolo e che è diventata auto-referente, impegnata nel raggiungimento di equilibri interni non certo funzionali né riconducibili a quella che dovrebbe essere la sua missione associativa” .
Secondo Monti, Assoporti ha dissipato in questi mesi un patrimonio rappresentato da un ruolo che avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere unico anche nel dibattito sugli effetti della riforma portuale, tutta da sperimentare sul campo, e “nell’indicazione di correttivi finalizzati, non alla difesa di posizioni personali, bensì al recupero di quell’efficienza e di quella produttività che sono fattori essenziali per i porti e per il rilancio competitivo di tutta l’economia del Paese”.