«Il rispetto delle persone che sono morte per il crollo della Torre Piloti, ci impone di essere altrettanto rispettosi della tragedia nella tragedia, di un uomo che è stato un servitore dello Stato, che tutti quanti abbiamo apprezzato» – Umbero Masucci, presidente Propeller nazionale, sentito da Corriere marittimo, sulla sentenza di primo grado che condanna a tre anni l’ammiraglio Felicio Angrisano, nel processo sulla collocazione della Torre piloti.
Lucia Nappi
LIVORNO – Una tragedia grandissima quella crollo della Torre piloti di Genova, l’incidente che il 7 luglio 2013 causava la morte di 9 persone e il ferimento di altre 4 persone. Una pagina nera nella storia della portualità che non può essere dimenticata, a morire sono stati i piloti del porto, i militari della Capitaneria, i dipendenti della società di rimorchiatori. Una pagina tragica che non deve essere dimenticata e che impone grande rispetto per le vittime e i loro familiari.
Questo il senso delle parole di Umberto Masucci, presidente The International Propeller Clubs, uomo di riferimento da decennti per il cluster marittimo italiano, sentito da Corriere marittimo per la sentenza del Tribunale di Genova che, in primo grado, ha condannato a tre anni l’ammiraglio Felicio Angrisano nel processo, sulla collocazione della Torre Piloti. L’anmmiraglio che al tempo dell’incidente era a capo della Capitaneria di porto di Genova e poi successivamente ricoprì il più alto grado nel Corpo delle Capitanerie, comandante generale delle Corpo delle Capitanerie di Porto.
«Una tragedia nella tragedia» – dice Masucci- «non si può non vedere il legame strettissimo tra il rispetto dei morti e il rispetto di un servitore dello Stato. Proprio il rispetto delle persone che sono morte per il crollo della Torre Piloti ci impone di essere altrettanto rispettosi della tragedia nella tragedia, di un uomo che è stato un servitore dello Stato, che tutti quanti abbiamo apprezzato. Non entro nel merito della sentenza, nella quale non posso entrare, perchè c’è il giudice che fa il giudice. Però mi sembra una storia incredibile, perchè chi ha lavorato con l’ammiraglio Angrisano, come ho lavorato anche io, per interessi generali: quando ero presidente di Federagenti, quando è stato ospite nei convegni, quandi l’ho visto al lavoro nei porti, veramente sembra una storia incredibile e dico che è una cosa che non accetto. Perchè assume anche i connotati di una tragedia personale, quella di un uomo dal livello etico, professionale e di una tale umanità riconosciuto così da tutti, per la quale questo fatto mi fa dire che non lo accetto».
«Sono convinto» – concludere come riflettendo fra sé e sé Masucci – «che l’ammiraglio Angrisano si sarà fatto mille volte l’esame di coscienza. Io sono arrivato alla conclusione e, sono sicuro, che lui ha fatto tutto quello che doveva fare e questa condanna a tre anni è una cosa che non accetto»