A Livorno in ambito portuale 265 infortuni dal 2010 al 2018- Come raggiungere il traguardo della sicurezza e il massimo grado dell’assenza di pericoli? Diffusione di una cultura di prevenzione e formazione, dalla scuole e ai luoghi di lavoro. Questi i temi affrontati dall’incontro Propeller Club Port of Leghorn.
di Lucia Nappi
LIVORNO – Il tema della sicurezza sul lavoro, soprattutto in ambito portuale, declinato sugli aspetti comportamentali, singoli e di gruppo e come valore per l’azienda, è stato al centro dell’incontro dell’International Propeller Club Port of Leghorn dal titolo: “Il valore della Sicurezza. Un bene per Te e per la Tua azienda”.
“La ricorrenza, il 28 aprile prossimo, della Giornata Nazionale della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro” – ha spiegato Maria Gloria Giani Pollastrini, presidente Propeller Livorno “ci offre l’occasione per ricordare che la salvaguardia della vita umana non è soltanto un adempimento di legge. Considerando che il 90% degli incidenti avviene per effetto di comportamenti non sicuri e legati ad abitudini sbagliate, intervenire sulle persone e sulla motivazione può contribuire a creare un ambiente ancora più sicuro”.
Sono intervenuti all’iniziativa: Gianfranco Tomao, prefetto di Livorno, ammiraglio Giuseppe Tarzia direttore marittimo della Toscana, Pietro Verna commissario straordinario Autorità di Sistema Alto Tirreno, le psicologhe Claudia Cafferata e Francesca Cini, inoltre Davide Scotti, ideatore del movimento “Italia Loves Sicurezza”.
“Non c’è sicurezza senza applicazione delle norme che devono essere una applicazione consapevolmente accettata frutto di una intima convinzione e frutto di una forma mentis, naturale e scontata” – ha sottolineato il prefetto Tomao – “Si può verificare che un datore di lavoro si sottragga, più o meno volontariamnte, ai propri doveri in termini di sicurezza. Ma può accadere che sia lo stesso lavoratore a trascurare le cautele necessarie” – ha spiegato il prefetto “Lo Stato ha pertanto un ruolo importante nella prevenzione”. Ripetere nella quotidianità le stesse azioni provoca un naturale un calo di attenzione nei confronti della sicurezza, pertanto questa deve diventare un’abitudine di vita professionale e personale. Il ruolo delle aziende e della società e dello Stato pertanto, con gradi coinvolgimenti diversi, è pertanto quello di prevenire, sviluppare e consolidare la cultura della sicurezza. “La diffusione di questa cultura deve iniziare dalla scuola nel formare i giovani anche educandoli alla legalità e, si consolida nel mondo del lavoro, al fine di raggiungere il traguardo della sicurezza e, più realisticamente, il massimo grado dell’assenza di pericoli”.
A supporto i dati nazionali riferiti al 2018 e, portati alla platea dal prefetto:
Infortuni e mortalità sul lavoro nel 2018 in Italia: |
641 mila denunce infortuni presentate all’Inail (+0,19% rispetto al 2017) 1133 esiti mortali delle denunce di infortunio presentate all’Inail con (+10% rispetto al 2017) 24 incidenti plurimi, tot. 84 lavoratori deceduti – (il doppio rispetto al 2017) 100 mila incidenti in itinere, percorso casa e lavoro, 22,6% di mortalità (+ 2,8% rispetto al 2017) |
I numeri tracciano uno scenario inquietante ed allarmante, doloroso per le famiglie delle vittime e dato insopportabile per la società, dati che dicono anche che ogni giorno in Italia perdono la vita tre persone vittime di incidenti sul lavoro. Oltretutto con costi indiretti pari al 3% del Pil nazionale, costi che gravano sulle imprese 60% (intese queste anche statali) e 40% sul sistema pubblico.
A tracciare il quadro normativo di riferimento per il porto, quale luogo speciale e particolare meritevole di una delicata disciplina e per le attività ad esso connesse, è intervenuto l’ammiraglio Tarzia: “L’Autorità marittima è ben consapevole che in porto la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro sia di fondamentale importanza, a tal proposito ritorna il concetto di Sicurezza produttiva- spiega Tarzia- “i rischi plurimi e intrinsechi delle attività portuali rende necessario il rispetto delle normative” il decreto legislativo 272/99 in primo piano, con il decreto legislativo 271/99, discendenti dalla normativa sulla sicurezza per il lavoratore decreto legislativo 262/94 non di settore portuale, ma generico. “A Livorno le attività connesse al porto e al retroporto sono tante” – “anche stabilimenti a rischio incidente rilevante di soglia superiore: la Raffineria Eni, i Depositi Costieri Neri, i Depositi Costieri D’Alesio oltre allo stabilimento Olt Offshore LNG Toscana” – “Questo richiede un’interazione responsabile e lungimirante di tutti gli attori coinvolti” l’Autorità marittima, l’Autorità di sistema portuale, le Asl, i Vigili del Fuoco – conclude l’ammiraglio – con azioni di “confronto tra le aziende” e “formazione pertanto come veicolo del patrimonio di conoscenze per il lavoratore”.
A Livorno in ambito portuale 265 infortuni dal 2010 al 2018, questi i numeri portati in conclusione dall’Ammiraglio Tarzia: dati che fanno riferimento a 25 aziende operanti in ambito portuale, su un totale addetti pari a 1060 nel 2018 e 1145 nel 2010 (rimangono fuori dall’analisi i Servizi Tecnico Nautici).
“Il mancato rispetto delle norme” – il decreto l.vo 272 spiega il commissario Verna – “nelle attività portuale che proprio per la specificità può provocare il verificarsi degli incidenti, pertanto tale decreto va ad individuare I comportamenti pericolosi. La specificità delle operazioni portuali è di per se pericolosa si pensi alla movimentazione di container, il lavoro in stiva, il caricamento, l’attività ferroviaria con la presenza dei binari“– conclude il commissario – “In questo decreto legislativo troviamo norme di condotta, coinvolgendo i tanti attori – (Autorità marittima, Autorità di sistema portuale e Asl) – “in una visione olistica.
(Photo by Gm. Frati)