Parla Danilo Ricci general manager Gruppo Tarros: “Corridoio di transito veloce per la merce in container tra i porti di Spezia – Terminal del Golfo e Casablanca” – Progetto sperimentale tra UE e Marocco.
di Lucia Nappi
LA SPEZIA – I porti di La Spezia – Terminal del Golfo (Gruppo Tarros) e quello di Casablanca, uniti da un progetto sperimentale per la realizzazione di un corridoio logistico internazionale. Protagoniste le Autorità portuali delle due realtà portuali che, i primi di luglio, hanno siglato un accordo di cooperazione.
“Le Autorità portuali di La Spezia e Casablanca, hanno sviluppato l’idea di un corridoio doganale che doveva essere tra Marocco e Unione Europea. Noi abbiamo aderito volentieri per sperimentare un corridoio di transito veloce che, a regime, dovrebbe consentire alle merci di arrivare in Italia ed essere importate più velocemente e viceversa arrivare a Casablanca”. Lo spiega Danilo Ricci, general manager di Tarros spa. Il Gruppo con sede a La Spezia, specializzato nel trasporto di merci via container nel Mediterraneo, è di fatto l’operatore che connette il Nord Africa con l’Europa. Azienda con oltre 190 anni di storia, oggi conta 30 agenzie dirette in tutti i paesi del Nord Africa e 610 dipendenti.
In cosa consiste il progetto?
“L’idea alla base è l’utilizzo di tecnologie abbastanza sofisticate di comunicazione. I container saranno dotati di un sigillo RfiD che apposto al momento del carico, sarà abbinato al numero del contenitore. Questo dimostrerà di essere entrato in porto in maniera automatica se il porto sarà dotato, come deve, di una antenna che legge l’ingresso del sigillo in tutti i passaggi: dall’imbarco a Casablanca, allo sbarco al Terminal del Golfo di Spezia, fino all’uscita dal Terminal e al momento della consegna”.
Il ruolo delle Dogane?
“Il sistema a regime prevede un passaggio di comunicazione diretta tra uffici doganali, ma per il momento è tra le due Autorità portuali. Le Dogane hanno già dato i consensi di massima ed entreranno in gioco l’anno prossimo, perchè attendono di vedere che la sperimentazione funzioni nella trasmissione dei dati tra un porto e l’altro“.
Quale funzione ha Tarros?
“Utili protagonisti: come trasportatore che sperimentalmente metterà sulla nave i contenitori e come Terminal perchè il Terminal del Golfo fa parte del Gruppo. Abbiamo aderito al progetto perchè è innovativo, come Compagnia possiamo competere con i nostri competitors, che spesso sono molto più grandi di noi, se portiamo avanti dei servizi innovativi, utili ai nostri clienti”.
A che punto è il progetto?
“La progettazione è conclusa. A breve dovrebbero partire, speriamo entro settembre, con una fase in cui i contenitori usciranno dal Terminal del Golfo per Casablanca dotati dei sigilli e viceversa. I porti dovranno dimostrare di leggere adeguatamente i sigilli e di informare quindi le autorità locali. I sigilli dovràmnno essere in grado di dichiarare elettronicamente di essere non essere stati rotti, garantiranno che la merce è quella messa dal caricatore”.
Si presuppone l’adeguamento delle tecnologie?
“Si è parte del progetto, il Terminal dovrà dotarsi di antenne o di varchi capaci di leggere questi sigilli, trasmettere i dati della movimentazione del container in automatico alle autorità preposte al controllo”.
Cosa cambierà nei controlli doganali?
“Le Dogane comunque potranno decidere di fare i loro controllli, ma potranno anche, auspicabilmente, poter decidere che il controllo sia solo dal punto di vista cartolario. Oppure potrebbero fare il controllo a casa del ricevitore, in questo caso è il ricevitore ad aprire il contenitore alla presenza di un funzionario di Dogana, verificando che la merce è quella dichiarata”.
Quali i vantaggi?
“Minimizzare i tempi e i costi è questo il vero vantaggio che speriamo di poter offrire ai nostri clienti. Non più lo svuotamento in porto per la verifica del contenitore, sebbene la Dogana avrà sempre la libertà di poter richiedere la verifica. Però a regime, avendo la certezza data dal sigillo inttatto e dal corridoio doganale dato dal passaggio dei dati, il controllo potrebbe essere rimandato del ricevitore, il sigillo RFiD dà una garanzia diversa da quella attuale dichiarando di essere intatto”.
Sarà un risparmio di tempo notevole?
“La merce di importazione in contenitore è sovente soggetto a controlli documentari, però la Dogana può decidere di andare a vedere fisicamente dentro il contenitore: apertura del contenitore, svuotamento e poi successivo riempimento. I costi variano notevolmente a seconda che il funzionario faccia svuotare il contenitore a metà o per intero, oppure se viene guardato solo in portiera. A questo punto si sono persi 2-3 giorni e l’importatore si è assunto un costo che poi ricade sulla merce”.