Da Venezia arriva la richiesta al Governo, da parte degli operatori portuali, di non chiudere con domani, 25 marzo, i magazzini logistici e gli hub delle aziende non essenziali, bensì questi continuino a stare aperti a servizio di porti, trasporti e logistica.
Lucia Nappi
VENEZIA – Il sistema portuale veneto nei giorni dell’emergenza Covid-19 – Il punto sull’attività con l’Autorità di Sistema portuale di Venezia e Chioggia e degli operatori. Un segnale rassicurante e di piena operatività è arrivato dai porti di Venezia e Chioggia, dove il presidente dell’Autorità di Sistema portuale, Pino Musolino, ha riunito virtualmente attorno ad un tavolo i rappresentanti dei principali operatori portuali, trasportistici, terminalistici del territorio veneto, per una conferenza stampa on line, con 25 collegamenti, “mai ci saremmo immaginati così tanti collegamenti“, ha sottolineato Musolino in apertura dell’incontro.
Essenzialmente due messaggi sono partiti dal sistema portuale veneto e rivolti al Governo: In primo piano la richiesta dello “sblocco dell’ingente quantitativo di risorse pubbliche, già stanziate per il sistema portuale– ha spiegato Musolino – ma bloccate, per le quali va trovato solo il canale” – Secondariamente la selettività di settori industriali, tema che si inserisce nel braccio di ferro tra governo-imprese-sindacati su quali siano le attività da fermare successivamente alla “dead line” di domani, 25 marzo. Di qui la richiesta al Governo da parte degli operatori di non chiudere i magazzini logistici e gli hub delle aziende non essenziali, bensì questi continuino a stare aperti a servizio di porti, trasporti e logistica.
Una conferenza che ha messo in luce come il sistema portuale nazionale e nello specifico il sistema dei porti dell’Alto Adriatico, stia tenendo il passo in queste settimane di emergenza: “I porti di Venezia e Chioggia sono perfettamente funzionanti”- ha detto Musolino- “nostante sia stato il primo sistema portuale a finire in zona rossa, già dal 7 marzo, sebbene nell’utilizzo delle più alte misure di sicurezza possibili per la salute di tutti gli operatori”.
A Venezia il primo protocollo per la sicurezza
L’emergenza covid-19, iniziata con la fine di febbraio quando sono partiti i primi segnali di difficoltà per Venezia, ha portato all’attivazione del primo protocollo sulla sicurezza a garanzia del personale dei porti e dell’interfaccia delle navi, ha spiegato Alessandro Santi, presidente Assoagenti Veneto: “un protocollo che poi è stato ripreso a livello di guida nazionale, diventando il protocollo definito del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, adottato a livello nazionale”. Il protocollo ha permesso pertanto la prosecuzione delle attività, nella sicurezza dei lavoratori e nei rapporti di interfaccia con tutti i soggetti coinvolti, a partire dal personale a bordo delle navi ai vari enti.
L’andamento dei traffici di marzo
Le toccate navi registrate nel mese di marzo evidenziano “un calo limitato”, – fa sapere Santi – probabilmente il 10%, che si sostanzia in “10-15 toccate navi in meno, rispetto alle 120 dello stesso mese dello scorso anno” – “questo si manifesta soprattutto nel settore petrolifero” – spiega il presidente di Assagenti veneto, dovuto al fatto che i consumi sono diminuiti.
Mancano i dispositivi di protezione
Il problema segnalato da tutti gli operatori è la carenza dei dpi, i dispositivi di protezione individuale per il personale portuale che si interfaccia con il personale delle navi e con i diversi soggetti coinvolti nelle varie fasi delle operazioni. La richiesta dei dispositivi medici è stata sollevata con grande urgenza da ciascuna parte.
Cosa succederà dopo il 25 marzo?
Paolo Salvaro, presidente di Confetra Nord Est, ha sollevato il problenma del “dopo 25 marzo”. Fino a quella data, infatti “è consentito trasportare le merci in quelle aziende che non fanno parte del comparto primario, dopodichè queste dovrebbero chiudere” – ha detto Salvaro – la proposta al Governo pertanto è che queste aziende possano tenere aperti magazzini logistici e hub a servizio delle attività essenziali. “Altrimenti il rischio è che le navi, arrivate in porto intaseranno con la merce sbarcata i piazzali” – queste le preoccupazioni del rappresentante degli agenti marittimi veneti – “Stiamo richiedendo al governo di poter effettuare il trasporto delle merci in questi magazzini, anche dopo il 25 marzo”.
Sul problema rincara la dose Gianni Satini, presidente veneto FAI, Federazione Autotrasportatori Italiani, i problemi del mondo dell’autotrasporto sono diventati molto difficili e il 25 marzo diventata la “deadline”, da quella data “non sappiamo se riusciremo a consegnare le merci che intaseranno i piazzali” asserrisce il rappresentante dell’autotrasporto. “La chiusura delle fabbriche con il cuore ci dice che le persone si potrebbero ammalare” -”ma con la testa sappiamo che quando chiudiamo una fabbrica non sappiamo se la riapriremo” – Le valutazioni del Governo devono avere ben presenti le conseguenze, mi auguro prevalga il buon senso”.
Dello stesso avviso anche Alessandro Becce, nuovo amministratore delegato di Vecon, in qualità di rappresentante del terminalista PSA, indica al Governo la strada della selettività dei settori industriali, ovvero il problema ritorna: “le merci, partite dalla Cina 40 giorni fa, e che approderanno nei prossimi giorni nei nostri porti rischiano di saturare i piazzali”.
Il “dopo” emergenza
Il mondo produttivo dopo l’emergenza coronavirus non sarà più lo stesso, dice Gianluca Palma – direttore ente Zona Industriale, pertanto ipotizzando un dopo emergenza “per ripartire sarà necessario vincere il limite della burocrazia” – “ semplificazione delle procedure e accesso al credito”. Ma non solo, conclude Andrea Scarpa, presidente Assosped Venezia e vicepresidente nazionale Fedespedi, c’è da augurarsi che al settore della logistica e trasporti, anche in futuro, venga riconosciuto il ruolo di attività essenziale all’economia del Paese, come sta avvenendo in queste settimane, intendendo forse che il mondo politico, ad emergenza finita, non si scordi del settore.