Si allunga l’elenco degli incidenti sul lavoro e delle morti nei cantieri di demolizione navale in Bangladesh – Il fenomeno degli schiavi dello smantellamento navale in Pakistan, India e Bangladesh.
CHATTOGRAM (BANGLADESH) – Incidente mortale nel cantiere di demolizione navale Ziri Subedarin del porto di Chattogram, in Bangladesh, dove 2 lavoratori hanno perso la vita ed altri 13 hanno riportato gravi ferite. L’incidente si è verificato il 31 agosto scorso, durante le operazioni di demolizione della nave portacontainer CSL Virginia, quando un cavo è crollato sulla nave andando ad abbattersi su molti dei lavoratori.
A riportarne la notizia la ONG Shipbreaking Platform, ovvero la coalizione globale delle organizzazioni che lavorano per invertire il danno ambientale e contro le violazioni dei diritti umani causati dalle attuali pratiche di demolizione navali. La ONG a cui hanno aderito Greenpeace e, per l’Italia, Legambiente, opera in tutto il mondo per garantire che lo smantellamento delle navi avvenga in sicurezza e nel rispetto ambientale.
Secondo quanto riportato da Shipbreaking Platform, dopo l’incidente i lavoratori feriti sono stati trasportati al Chattogram Medical College Hospital, mentre le Autorità locali hanno disposto la chiusura temporanea del cantiere, segnalando il fatto all’ONG. Sulla vicenda è stata avviata un’indagine dagli uffici competenti.
Si allunga l’elenco degli incidenti sul lavoro e delle morti nei cantieri di demolizione navale in Bangladesh, Pakistan, India. La demolizione avviene a costi estremamente bassi, senza diritti per i lavoratori e senza protezioni, con salari da fame e con pochissimi controlli sull’inquinamento, sull’ambiente. Durante il 2019, come emerge dal rapporto della coalizione Shipbreaking Platform, è salito già a 15 il numero dei lavoratori che hanno perso la vita nei cantieri smantellamento navale nel solo porto di Chattogram. Un fenomeno inquietante di lavoratori con paghe da venti, trenta centesima all’ora, che stanno a contatto con sostanze tossiche, e nocive senza alcuna protezione e vivono pesanti condizioni di sfruttamento.
Rizwana Hasan, amministratore delegato della Bangladesh Environmental Lawyers Association (BELA) e membro del consiglio direttivo della Shipbreaking Platform ha commentato la chiusura del cantiere disposta dalle Autorità, con queste parole: “Dal 2011 ad oggi sono avvenuti in questo cantiere sette incidenti che sono costati la vita a sette lavoratori ed hanno causato il grave ferimento di altre quindici persone. È triste che le nostre autorità di regolamentazione abbiano dovuto attendere tutto questo”.
La nave portacontainer CSL Virginia, della compagnia Cyprus Sea Lines di Andreas Hadjiyiannis era balzata tristemente alle cronache circa un anno fa, quando il 7 ottobre 2018 al largo della Corsica era andata a collidere con la ro-ro Tunisina “Ulisse” della compagnia Cotunav. Dall’impatto nessun membro degli equipaggi aveva riportato ferite, tuttavia la portacontainer aveva riportato l’apertura di una fiancata e la rottura dei serbatoi dai quali era fuoriuscito olio carburante andando a creare una chiazza di 10 km di dimensioni, un vero danno ambientale.
Nel febbraio 2019 la CSL Virginia veniva arenata in Bangladesh e poi inviata allo scalo di Chattogram per avviarla al processo di demolizione, fino all’incidente verificatosi sabato scorso.