Decarbonizzazione navale, 2020 anno zero – Autotrasporto in guerra e armatori con costi alle stelle

Emissioni navali

In ambito armatoriale l’adeguamento alle misure IMO e l’utilizzo di combustibili navali a basso contenuto di zolfo, ha portato anche l’impennata del prezzo del carburante navale. Quali le ripercussioni?

Lucia Nappi

LIVORNO – Con il 2020 è iniziato l’anno zero verso la nuova era della decarbonizzazione globale per mare. I temi ambientali saranno quelli che domineranno la scena economica globale nel prossimo decennio, ormai lo dicono tutti. Così come lo sviluppo economico dovrà essere sempre più compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, a livello globale saranno premiate quelle imprese che anticiperanno e seguiranno lo sviluppo di nuove tecnologie e sistemi a basso impatto ambientale.

Il 2020 in ambito armatoriale, con l’adeguamento alle misure dell’IMO e l’utilizzo di combustibili navali a basso contenuto di zolfo, ha portato anche l’impennata del prezzo del carburante navale, fenomeno previsto ma non in queste dimensioni, producendo uno scossone in termini di costi a tutti gli anelli della catena logistica: a partire dalla produzione del prodotto, al trasporto della merce, fino all’arrivo di questa sul mercato finale e quindi al consumatore.

I primi a fare i conti con l’aumento della bolletta energetica degli armatori sono stati gli autotrasportatori lungo le Autostrade del Mare che, come annunciato dalle associazioni dell’autotrasporto, nelle isole maggiori sono sul piede di guerra. Gli aumenti del costo del servizio promessa degli armatori, minaccia di ridurre drasticamente il loro margini economici, già di fatto abbastanza risicati. La vera domanda è come l’economia nazionale farà fronte a questi più che cambiamenti, veri e proprie “rivoluzioni”. Fondamentale il ruolo giocato dalla politica chiamata in causa dai molti attori tra cui Trasportounito che, oggi in una nota, attacca duramente l’assenza dei decisori politici: “totale incapacità del governo e della politica di comprendere che l’innalzamento di costi e delle barriere infrastrutturali annientano territori come quelli delle due isole maggiori, sommata all’indifferenza con la quale si affrontano le rilevanti ripercussioni generate da normative internazionali e comunitarie, generano le premesse per innescare conflitti sociali che, auspichiamo, non escano fuori controllo”.

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Sull’argomento sono intervenuti molti rappresentanti delle categorie coinvolte. Tra questi interventi ci sembra utile ritornare sulle dichiarazioni di Stefano Messina, presidente di Assarmatori oltre che del Gruppo Messina, che prima di Natale in un’intervista per Corriere marittimo ha parlato del fenomeno evidenziandone aspetti quali l’aumento del prezzo del nuovo carburante e le possibili ripercussioni: «Tutti prevedevamo che il nuovo carburante a basso contenuto di zolfo» – ha detto Messina-  «sarebbe risultato più costoso con un trend in crescita determinato dall’impennata della domanda, ma l’ipotesi era comunque di una quotazione di circa 70-80 dollari al di sotto del gasolio marino, valutato stabilmente nel corso del 2019 fra i 665 e i 670 dollari alla tonnellata. E invece attualmente sulla piazza di Genova ed anche a Napoli il prezzo del combustibile allo 0,5% viaggia di poco sotto il prezzo del gasolio con alcuni casi di “sorpasso” e con il fuel all’1% che ha raggiunto i massimi storici in Nord Europa. Sulla Sulphur Cap 2020 sono quindi saltate tutte le previsioni e oggi il passaggio dal combustibile 3,5% al combustibile allo 0,5%, con un differenziale di 250/260 dollari alla tonnellata, si traduce in un rincaro di oltre l’80% della bolletta energetica delle compagnie di navigazione».

Secondo il presidente di Assarmatori «sia gli investimenti attuati per l’adeguamento delle navi, sia i maggiori costi operativi per il bunker a basso contenuto di zolfo impatteranno sui margini economici delle compagnie di navigazione, già penalizzate da una concorrenza esasperata e da una crisi cronica del mercato dei noli. È inevitabile quindi che un aumento così consistente nelle quotazioni del combustibile non potrà non riflettersi sul costo generale del servizio; in caso contrario sarebbe messa in discussione la capacità delle aziende armatoriali di restare sul mercato».

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«È una strada senza alternative» -ha concluso pertanto Messina –«i nuovi oneri dovranno essere inevitabilmente assorbiti nel prezzo del servizio di trasporto marittimo e quindi condivisi dall’intera filiera del trasporto nonché dalla merce e quindi dal consumatore finale; gli armatori sono consci delle preoccupazioni delle imprese di trasporto, a loro volta costrette a operare sul confine sottile dell’equilibrio di bilancio e ad affrontare la resistenza da parte dei loro clienti a compensare gli aumenti di costo che si troveranno ad affrontare».

 

 

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