Shipping: La corsa al rialzo dei noli non sembra arrestarsi, trend che continuerà sicuramente per tutto il 2021. Quali gli scenari futuri? Secondo Gian Enzo Duci «una probabile situazione di new normal». Webinar Propeller Club Port of Leghorn. Dalla logistica il grido degli operatori: «I carrier non sono più in grado di rispondere alla nostre richieste di booking, lasciandoci nel limbo»
Lucia Nappi
LIVORNO – «Nello shipping i noli, dall’Asia all’Europa, hanno raggiunto i 10 mila dollari e per i container reefer 15 mila dollari. Sono numeri che non consentono a tutte le merci di sostenere un costo del trasporto di questo tipo. Ormai da mesi vediamo un incremento dei noli che non si vedeva da un decennio. Mentre nel decennio precedente le compagnie hanno perso migliaia di dollari, quello a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno e mezzo è qualcosa di nuovo rispetto al passato» – Sono le riflessioni di Gian Enzo Duci, vice presidente Conftrasporto – Confcommercio moderatore del webinar: “Scenario dello shipping 2021/2020: dopo le blank sailing e le congestioni nei porti, quale futuro ci attende?“. Incontro promosso da The International Propeller Club Port of Leghorn e organizzato dalla presidente, Maria Gloria Giani Pollastrini.
Dalla crisi del 2008 ad oggi:
Dal 2008 dalla crisi conseguente al fallimento della banca Lehman Brothers – settembre 2008 – nello shipping si assiste al crollo dei trasporti a partire da luglio-agosto 2008. Spiega il vice presidente di Conftrasporto- «Nel giro di pochi mesi il mercato passò da avere noli alti, i livelli piu alti della storia, poichè la loro crescita durava dalla fine degli anni 90, ai noli più bassi mai visti nella storia, iniziando una lunga fase di discesa. Fase terminata con la ripartenza del settore, a livello dei noli, in un periodo che nessuno si sarebbe mai aspettato, la pandemia». Nel momento in cui il traffico rallentava e si fermava, già a partire da gennaio febbraio 2020, a fronte di una riduzione dei volumi, i noli iniziavano a crescere, con effetti che sono sotto gli occhi di tutti: «blanck sailing da parte degli armatori, congestione dei porti, presenza di container vuoti nella parte sbagliata del mondo e mancanza di equipment».
Fine della globalizzazione?
Effetti che hanno messo in discussione la globalizzazione, poichè ne hanno minato i due pilastri: la libertà di libero scambio tra gli Stati arrestata dalle misure protezionistiche messe in atto, negli anni, da alcuni Stati e, il basso costo del trasporto.
Una corsa al rialzo dei noli che non sembra destinata ad arrestarsi, come è ormai opinione dei maggiori analisti, e che continuerà sicuramente per tutto il 2021. Quali gli scenari futuri? Forse nuovi scenari economici, oppure una probabile situazione di «new normal con noli più bassi di quelli attuali, tali da poter garantire a tutte le tipologie di merci, che si muovevano prima in container, di ricominciarlo a fare» – ipotizza Duci.
Viene meno l’efficienza della catena logistica
Il problema principale attualmente nella supply chain è il decremento dell’efficienza del trasporto, aspetto nuovo rispetto al passato, a cui gli operatori non erano abituati e nei confronti del quale diventa complesso dare risposte certe alla clientela. E’ il punto di vista della presidente di Confetra Toscana, Gloria Dari.
Il congestionamento dei porti: da quelli cinesi e del sud est asiatico, a quelli dei porti del nord America, west coast, fino agli scali Europei, che ha immobilizzato migliaia di container e contemporaneamente ha creato una carenza di equipment: «Molti carrier hanno dovuto riposizionare equipment vuoti in Cina e in Europa con costi elevati» – situazione aggravata dall’incidente di Suez – «impatto che grava sulla supply chain, non solo per i costi esorbitanti perchè i noli sono a livello insostenibile, ma sull’affidabilità del servizio».
«Se parliamo di marce con un valore abbastanza basso, non è solo un problema di costi, che comunque è significativo e sta diventando insostenibile, ma anche un problema di ritardi. A causa di: blank sailing, cambio di rotazione, cancellazione di scali, back loops nei porti – «L’industria rischia di non avere gli approvvionamenti nei tempi necessari per avviare la produzione, e la distribuzione».
Tra i prodotti italiani in esportazione sono presenti non solo le eccellenze, ma anche prodotti di fascia medio-bassa e in grandi quantità, merce che soffre maggiornmente questa situazione. Il settore vinicolo è coinvolto a pieno nel problema.
Alexander Braun, Head of Marketing and Sales, GORI DHL, società logistica nel settore wine & spirits, con base a Livorno, spiega: «Aumenti repentini dei prezzi al quale non eravamo abituati e preparati. Nel giro di poche settimane noli che sono passati da centinaia di dollari a migliaia di dollari, senza una giustificazione del perchè e del quantum, tanto meno giustificato dal servizio, che è peggiorato notevolmente».
«Siamo in difficoltà perchè nel nostro settore, si sta vedendo una riapertura in tutto il mondo dei locali e ristoranti dove si consumano gli alcolici e i vini. I nostri clienti hanno necessità di spedire più merce possibile.
Il 70% delle merci che spediamo è vino da tavola, non è la bottiglia da 25 euro, ma è di fascia medio bassa. Più basso è il valore della merce più il costo del trasporto incide sul prezzo del prodotto nel mercato finale».
L’armatore non assicura la certezza della spedizione
«Il cliente non si può permettere di non avere il prodotto sul mercato perchè potrebbe perdere la vendita. Sembra che i carrier non siano più in grado di rispondere alla nostre richieste di booking, lasciandoci nel limbo perchè l’affidabilità del servizio ad oggi manca. E’ difficile giustificare al cliente la mancanza di certezza della spedizione della merce, anche a fronte dell’aumento dei prezzi» – « Tutti siamo orientati a vedere una ripresa in termini di stabilità dei noli e affidabilità del servizi nel 2022, ma bisogna arrivarci ed è ancora lontano».