Fedepiloti, Bandiera: Shipping e sicurezza «il rischio zero non esiste» – «Servono mezzi e regole, stiamo ancora aspettando»

Francesco Bandiera

Parla Franceso Bandiera, presidente di Fedepiloti – Safety e prevenzione nello shipping, come porre rimedio agli incidenti? IL CASO: L’ennesima nave incagliata alle Bocche di Bonifacio, tra le soluzioni il pilotaggio a bordo «massimo sicurezza a livello operativo» – «Servono mezzi e regole specifiche e stiamo ancora aspettando» INTERVISTA.

NAPOLI – Il requisito dell’indipendenza nel settore delle investigazioni marittime è un elemento fondamentale per garantire i livelli di sicurezza nel settore dello shipping. “L’obiettivo non è individuare il colpevole, questione attinente alla giustizia penale, ma analizzare i fattori che determinano gli incidenti per potervi porre rimedio”. Francesco Bandiera, presidente della Federazione Italiana dei Piloti di Porti, sposa in pieno l’impostazione della MAIIF (Maritime Accident Investigetors’ International Forum) organizzazione no-profit che riunisce circa 50 enti di investigazione, impegnata da ieri a Napoli in una settimana di confronto e studio per incrementare ulteriormente la collaborazione internazionale in tema di safety e prevenzione. “Fermo restando l’impossibilità del rischio-zero siamo chiamati come operatori della blue economy a mettere a punto tutte le azioni per mitigare le conseguenze di eventuali incidenti e la condivisione di informazioni a livello internazionale è il primo passo in questa direzione” conferma Bandiera.

Ridurre le conseguenze di eventuali incidenti e la condivisione di informazioni a livello internazionale: cosa possono fare i piloti per contribuire allo sviluppo di questo percorso?
“Come Federazione abbiamo sentito il bisogno di stringere ulteriormente i contatti con i soggetti impegnati in questo tema così delicato e, nello stesso tempo, di dare contezza del nostro ruolo istituzionale. Il servizio di pilotaggio non ricopre una mera funzione del mercato nell’ambito della filiera del trasporto marittimo ma partecipa a garantire, preservando l’interesse degli armatori, un più alto livello di sicurezza della fase operativa. Il contributo che portiamo è fattivo: consiste nel costante miglioramento dei nostri piloti, in un’esperienza pratica che può mitigare conseguenze più gravi in caso di incidenti. Non a caso nel mio intervento ho portato come esempio i recenti fatti di Venezia“.

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La presenza di un pilota a bordo avrebbe evitato il recentissimo incidente alle Bocche di Bonifacio?
“Il rischio zero, è bene ripeterlo, non esiste. Certamente la presenza bordo di un pilota avrebbe aumentato la possibilità di un’azione correttiva in un’area particolarmente critica dal punto di vista ambientale. Purtroppo lo speciale statuto di PSSA (Particurarly Sensitive Sea Area) concesso dall’IMO alle Bocche di Bonifacio non è a tutt’oggi pienamente operativo”.

Quali azioni prevede l’istituzione della PSSA?
“Sostanzialmente tre “misure associate di protezione”. Ovvero l’utilizzo del VTS, la navigazione lungo determinate rotte, la presenza a bordo di un pilota nel tratto di attraversamento dello stretto. Azioni “raccomandate” e non coercitive che, nel caso del pilotaggio, nonostante la disponibilità mostrata fin dal primo momento, con l’attivazione del primo servizio a collaborazione internazionale con i colleghi francesi, è ancora fermo alla fase sperimentale. Risultato: le navi che usufruiscono del servizio si contano sulle dita di una mano”.

Le principali criticità da affrontare?
“La situazione già difficile dal punto di vista logistico e tecnico è resa ancora più problematica dall’aggravio di lavoro che pesa sui colleghi, dato che il servizio è previsto sotto forma volontaria. Noi non perseguiamo obiettivi di mercato specifici: se però siamo chiamati a intervenire dobbiamo farlo al massimo delle nostre possibilità. Nel corso della sperimentazione condotta in questi anni sono state chiarite tutte le criticità operative. Ogni uscita è stata debitamente relazionata con tutte le domande e le risposte sugli eventuali dubbi emersi. Servono mezzi e regole specifiche e stiamo ancora aspettando”.

Come si potrebbe uscire dallo stallo?
Passare dallo Stretto di Bonifacio è una mera questione di convenienza economica rispetto alle rotte a Sud della Sardegna e a Nord della Corsica. Oltre a questo però, le Bocche di Bonifacio rappresentano un ecosistema protetto del bacino del Mediterraneo che ospita circa 3000 specie animali e vegetali. Non parliamo quindi solo di sicurezza per navi e passeggeri ma anche di tutela e salvaguardia di una delle aree più belle e paesaggisticamente importanti d’Europa. Per uscire dallo stallo bisognerebbe come prima cosa fare una sperimentazione fatta bene con risorse umane e mezzi disponibili sul posto e non a sei ore di navigazione, oltre una più incisiva informazione a tutti i livelli, fino ad un.messaggio diretto ad informare le navi che transitano raccomandandogli di seguire tutte le.misure previste“.

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