L’affondo del presidente di Assarmatori, Messina, sui temi: Integrazioe verticale, Registro Internazionale, AntiTrust “La Spezia e il suo porto” – Intervista –
Lucia Nappi
LA SPEZIA – Non ci sta Stefano Messina, presidente di Assarmatori: «Non mi sono fatto chilometri per non dire». E infatti dice. Barra dritta in rotta di collisione sul palco del Cruise Terminal La Spezia e Marina di Carrara durante il convegno “La Spezia e il suo porto protagonisti nello scenario globale del Terzo Millennio” evento promosso da Confindustria La Spezia in collaborazione con le Associazioni degli Spedizionieri e degli Agenti Marittimi della Spezia, insieme alla Associazione nazionale degli Spedizionieri Doganali (A.SPE.DO).
I temi sono quelli inconciliabili su cui ormai si consuma la grande guerra, l’altra, quella economica nazionale e globale tra armatori, spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti ed ultimamente comprensivo anche del settore cargo aereo e doganalisti. Quindi i temi dei cambiamenti globali, i processi innescati dall’integrazione verticale portata avanti nel settore marittimo dai pochi vettori internazionali, Registro Internazionale, AntiTrust, caro noli su cui Messina va giù con un affondo.
Messina per questo “poter dire” che ha anche dato “buca” alla riunione preparatoria della convegno, lo dice la stessa giornalista e moderatrice, la professionale e brava Veronica Gentili, prestata dal mondo televisivo della politica a quello dei porti e dello shipping.
CORRIERE MARITTIMO ritorna, a margine del convegno, sulle dichiarazioni di Messina ( vai alla VIDEO INTERVISTA)
Su integrazione Verticale, il vostro punto di vista?
«L’integrazione verticale è un fenomeno dell’economia globale, non solo del trasporto marittimo, adesso va di moda attaccare il trasporto marittimo perchè il mercato è particolarmente favorevole ai global carrier, ai liner del trasporto marittimo containerizzato, i cui operatori stanno beneficiando di un momento di mercato positivo, sia sul ciclo della domanda che sui noli, nonostante abbiano un serie di costi organizzativi e strutturali per arrivare a dare dei servizi.
Il fenomeno dei noli è esploso nell’autunno dell’anno scorso, ridurre in maniera semplicistica che dipenda solo dall’integrazione verticale va contestato».
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Servono investimenti nel settore portuale e della logistica, è qui che avviene il processo di integrazione verticale?
«Il mercato è molto libero e trasparente, ed ha capacità di fare investimenti, non solo nelle navi, ma anche nella catena del valore, nei terminal nella logistica, nei magazzini e nei mezzi. Non è vietato a nessuno, i modelli stanno cambiando, anche riguardo al proliferare di normative sempre più selettive, in tema di ambiente, sicurezza, solo chi è in grado di sostenere determinati investimenti può resistere.
Questo può portare fuori mercato, ma non c’è un processo doloroso, alcuni soggetti che non sono in grado di sostenere questi investimenti, è una conseguenza delle economie di scala che quasi tutti i settori stanno realizzando»
Gli armatori italiani del settore container rapresentano il 5% del traffico nazionale e lo 0,4% di quello mondiale, cosa sta a significare questo dat?
«Ho cercato di dare un pitcher chiaro su quei soggetti che credono o vogliono far credere che i benefici del Registro Internazionale – che è uno strumento fondamentale che ha consentito di rilanciare il trasporto marittimo con tutta la catena del valore che ne consegue, investimenti, occupazione, lavoro inel nostro Paese con aziende italiane – che il Registro sia un elemento distorsivo della concorrenza, è un’assurdità falsa ed inesatta, il registro è la base fondante affinchè aziende italiane possano armare navi in Italia, pagando le tasse e auspicabilmente, occupando sempre più italiani».