Grimaldi (ICS): “Crisi marittimi, i giovani non navigano se non sono connessi”

Manuel Grimaldi

NAPOLI – La mancanza dei marittimi é la prima emergenza dell’industria Marittima e la maggiore causa é la mancanza di connettività, a bordo delle navi. É quanto emerso da uno studio realizzato dall’ITF (International Transport Workers’ Federation). Lo ha detto Emanuele Grimaldi, presidente, International Chamber of Shipping, che rappresenta le associazioni nazionali di armatori del mondo e oltre l’80% del tonnellaggio marittimo mercantile del mondo.

Grimaldi è intervenuto, stamani aprendo la conferenza  “Italia Paese anfibio”, prima sessione della Port&ShippingTech, main conference nell’ambito della Naples  Shipping Week, in svolgimento, il 3 e 4 ottobre, presso la  Stazione Marittima di Napoli.

Il problema è noto, ha spiegato il presidente dell’ICS, crescono le flotte ma decresce a livello mondiale il numero dei marittimi a bordo delle navi commerciali attive sui traffici internazionali, che sono circa 2 milioni su una popolazione totale di 7 miliardi di persone.

Secondo lo studio, la crisi delle professioni di bordo non è causata dalle remunerazioni: «perché lo stipendio dei nostri ufficiali» – ha detto Grimaldi – «è meglio di quello di un manager giovane che lavora in un’industria o in una banca, anche se è una professione che richiede sacrifici».
«Attraverso lo studio abbiamo cercato di capire perché esiste questa crisi, la risposta desta sorpresa perché il problema non è lo stipendio.  Il primo problema sembrerebbe la connettività», ovvero la mancanza di internet. «È fondamentale fare in modo di creare connessione su tutte le navi, perché oggi per la nuova generazione, ma anche per molti di noi, la connessione è assolutamente indispensabile e molti non intendono navigare se non si è connessi».
A questo si aggiunge il fatto che sono lontani dalle proprie famiglie, dalla propria casa.

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L’altra emergenza, ha continuato il presidente di ICS, è relativa al commercio mondiale, «con due studi commissionati alla Harvard Kennedy school of Government, dai quali é risultato che se anche si facesse pochissimo per migliorare le condizioni del commercio mondiale, ci sarebbe una crescita almeno del 3- 4% del PIL di tutto il mondo. Quindi si crederebbe moltissimo benessere, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo il cui PIL crescerebbe di oltre il 7%. Così come l’esportazione dei Paesi ricchi aumenterebbe di oltre 4,5% ».

 

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