Nei prossimi decenni con il ritiro della calotta artica l’area sarà maggiormente appetibile per gli interessi economici globali più di quanto lo sia oggi – Opportunità e fragilità di un delicato ecosistema ambientale.
Lucia Nappi
LIVORNO – L’incidente nel Canale di Suez della portacontainer Ever Given e la chiusura al transito per sei giorni ha ravvivato il dibattito sulle potenziali rotte marittime e terrestri per il commercio Asia-Europa alternative ai punti focali quali il Canale di Suez, senza tuttavia dover implicare maggiori percorrenze, come di fatto è la navigazione attraverso il Capo di Buona Speranza.
ROTTA ARTICA, LE OPPORTUNITA’
Una di queste soluzioni è la Nortern Sea Route – NSR come alternattiva alla rotta del Canale di Suez attraverso l’Artico russo che negli anni ha visto un incremento di attività e di interesse poichè a causa dei fenomeni innescati dal cambiamento climatico, nei mesi estivi, questa rotta si presenta priva di ghiaccio.
La NSR rientra negli interessi commerciali della Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative, individuata come la terza via per i traffici della Silk Road Connection. Tuttavia lo sviluppo della Rotta marittima Artica mostra potenzialità e ma anche molte fragilità.
La NSR dal punto di vista della percorrenza, a confronto con la rotta del Canale di Suez, ci avvaliamo dei dati dello studio SRM (Centro Studi Gruppo Intesa Sanpaolo) come già pubblicato da Corriere marittimo, appare il 20% più veloce e il 40% più corta. La percorrenza della NSR è infatti 12,800 chilometri contro i 21 mila chilometri del Canale di Suez. Tra le criticità, attuali, una navigabilità limitata a 2-3 mesi annui, anche se secondo gli studi riguardanti i cambiamenti climatici in atto, nel 2050 tale rotta sarà “libera dai ghiacci” e navigabile tutto l’anno.
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A seguito della recente apertura di queste nuove rotte è fortemente cresciuta l’importanza strategica dell’area artica per il trasporto marittimo internazionale, queste rotte polari, di fatto, aumenteranno i livelli di interscambio commerciale e di transito delle navi nell’Artide.
La Cina ha individuato la NSR come corridoio marittimo energetico (Oil & Gas) che vede lungo le coste artiche la presenza di gran parte delle risorse energetiche, di Gas Naturale e di greggio in Russia il 70% in Norvegia il 41%, in Canada il 28% e in Alaska (USA) il 14%.
Il progetto Yamal LNG
L’Lng è uno dei maggiori driver di sviluppo dei trasporto marittimo e, uno dei maggiori investimenti nel settore energetico è il progetto Yamal LNG nell’estremo nord della Russia – l’mpianto di gas naturale liquefatto nella Penisola Jamal in Russia – Questo progetto ha comportato l’avvio di transiti regolari da parte di grandi navi rompighiaccio di GNL nei mesi estivi tra la pensisola di Jamal e il nord-est asiatico.
I porti del Nord Europa
I porti del Nord Europa grazie alla loro collocazione geografica sono i porti che potenzialmente beneficiano maggiormente dell’apertura della Rotta Artica. Studi condotti dal porto e dall’Università di Anversa hanno considerato la NSR un’alternativa possibile. L’International Association of Ports and Harbors (IAPH) – associazione internazionale dei porti marittimi di tutto il mondo – considera, su valutazioni a lungo termine, la Rotta Artica potrà acquisire interesse anche come destinazione finale. L’Università di Anversa ha messo in evidenza che transitano sulla rotta, portacontainer e tanker, sono di piccole e medie dimensioni, molto inferiori ai 20.000 teu, e per le quali saranno necessarie nuove infrastrutture avanzate e servizi.
FRAGILITA’ AMBIENTALE
Il tema ambientale rappresenta una delle maggiori fragilità dello sfruttamento della NSR e della sua intensificazione come percorrenza alternativa a Suez.
La posizione di MSC
E’ chiara la posizione delle principali shipping company globali – Soren Toft, CEO di MSC, secondo vettore globale, come riportato da Corriere marittimo – si è espresso in merito specificando che la compagnia rafforza maggiormente la propria posizione nel voler evitare la NSR, compresi i passaggi a nord-est e nord-ovest per motivi ambientali. «In quanto azienda responsabile, questa è stata una decisione ovvia per noi» ha commentato Soren Toft.
Con il ritiro della calotta artica, da qui ai prossimi 30 anni, la navigazione, le attività umane e industriali nell’area aumenteranno, la zona artica sarà maggiormente appetibile per gli interessi globali più di quanto lo sia oggi. L’aumento dell’attività umana in Artico nei prossimi decenni porterà anche grandi investimenti in infrastrutture con la crescita di emissioni atmosferiche e marine inquinanti, aumenterà il rumore complessivo causato da trasporto. Quale sarà l’impatto ambientale su questo fragile ecosistema nei prossimi decenni è sicuramente una domanda che la comunità internazionale dovrà affrontare in anticipo, evitando effetti devastanti dal punto di vista ambientale per la fauna marina e per l’intero ecosistema.